Fahrenheit 451

Copertina del romanzo Fahrenheit 451 / Ray Bradbury, Mondadori
Copertina del romanzo Fahrenheit 451 / Ray Bradbury, Mondadori

Cari amici (soprattutto amiche) dell’ Ora del Té, spero che siate molti a leggere, sempre di +, voglio sottoporvi un dilemma, una cosa che mi fa sentire piccolo, incompetente. Per farlo vi trascrivo un pezzettino del libro che – convinto dai commenti entusiasti del mio gruppo – mi sono messo a leggere, e non so se condurrò a termine l’ impresa, il libro è Fahrenheit 451, a pag. 53 per esempio: “Una serie di colpi di tuono tempestosi si era rovesciata dalle pareti. La musica aveva cominciato a bombardarlo con una tale voluminosa intensità che le sue ossa si erano quasi staccate dai tendini; … Era diventato una vittima cronica dello spostamento d’ aria … si era sentito come un uomo che sia stato precipitato da un burrone, fatto roteare in una centrifuga e scagliato in una cascata precipitante all’ infinito in un vuoto sempre + abissale, senza mai toccare il fondo del tutto, senza mai toccare del tutto il fondo … e si precipitava così velocemente che non si toccava mai nemmeno i lati, non si toccava mai nessuna cosa, mai”. Mi dico e vi dico: ma sono tutte davvero necessarie queste parole?? Si chiama anche retorica tutto questo oppure “licenza poetica”?? Così si riempiono i libri? Certo spesso i tuoni sanno di tempesta, posso immaginare (con fatica) come siano le ossa che si staccano dai tendini, che precipitando non si toccava i lati, nessuna cosa (capito?!, perciò ce lo ripete).

Mah, non so! La mia sarà tutta invidia perché non ho mai scritto un libro, al massimo qualche lettera a giornali che inevitabilmente te la tagliano e ti costringono a rendere molto succinte-stringate- efficaci nel breve spazio di mezzo foglio A4 le lettere successive.

Si, certo! Il libro vale, c’ è Clarissa, c’ è l’ amore per la lettura, la gente che non comunica, non parla se non di “so ‘ndà a Sharm el Sheik, gò fato, gò dito, gò tolto ‘na roba e i me gà fato sconto …”, la televisione che uccide e che non fà porre domande perché dà già tutte le risposte. Però di fronte a una certa leziosità non posso non pensare, è inevitabile, a Firmino (anch’ esso non scherzava quanto a ridondanza), il topo che i libri se li mangiava sminuzzandoli, per fame, erano poltrone-culle che gli servivano.

Per favore, non vorrei sentirmi così duro di comprendonio, ditemi qlcsa.!

Un pensiero su “Fahrenheit 451

  1. Penso che nessuno in un Gruppo di Lettura dovrebbe sentirsi come dici tu: “duro di comprendonio” riguardo le opinioni esposte. Abbiamo imparato ad apprezzare il confronto tra le idee più varie, a volte proprio… opposte. Penso che, comunque, sia una esperienza di ascolto molto importante, e, se, si rimane dubbiosi, vale sempre il decalogo di Pennac per cui il lettore ha il diritto di abbandonare il libro!
    Se mi concedi un piccolo “dietro le quinte”, vorrei dire che la scelta di questo testo, accostato a Firmino (che affronta a sua volta il tema della lettura) voleva diventare una occasione per i lettori e le lettrici, che partecipano ai Gruppi di lettura, per ripensare al significato del leggere per ognuno, e per la comunità. Forse sei rimasto impigliato nell’analisi stilistico letteraria, e molti invece sono rimasti “intrigati” dalla utopia negativa che il testo di Bradbury delinea. Non avevamo mai discusso un testo di fantascienza, ma in fondo la realtà ha già superato la fantascienza: uno stato autoritario che brucia i libri…
    La discussione è aperta e continua con un incontro dedicato al film di F. Truffaut tratto dal libro
    Antonella

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