Gennaio e febbraio in Sudafrica per i Gruppi di Lettura di Spinea, non si tratta, però, di un viaggio “turistico”, ma letterario. Grazie all’incontro con Dominique Lapierre e Zoe Wicomb abbiamo cominciato a conoscere un po’ di storia e letteratura del Sudafrica.
In discussione nei Gruppi di Lettura il libro di Zoe Wicomb In piena luce.
Un accenno alla trama del libro:
Marion Campbell, giovane sudafricana bianca, è proprietaria di una piccola agenzia di viaggi a Cape Town. Donna schiva e riservata, conduce una vita agiata, ha una bella casa con vista sull’oceano, gira in Mercedes, non ha legami affettivi importanti e, soprattutto, è totalmente indifferente a quelle «sciocchezze sulla razza» che hanno segnato il suo Paese. Tuttavia la sua decisione di assumere Brenda Mackay, una ragazza di colore, e una foto pubblicata dalla Truth and Reconciliation Commission (il tribunale speciale incaricato di giudicare le violazioni dei diritti umani durante l’apartheid) sconvolgeranno il suo universo e faranno nascere in lei il bisogno di scavare nella propria infanzia. Affiora così la menzogna che il padre e la madre hanno recitato per anni allevandola «senza il fardello della storia, in un mondo plasmato dal colore e dal mistero delle radici». Nati con la «fortuna» di avere la pelle chiara, infatti, i suoi genitori hanno fatto parte di quella gente coloured che ha rinnegato le proprie origini cercando di confondersi con la razza padrona. Marion cresce così, dando per scontato il suo essere bianca, cullata da un padre che la chiama «mia piccola sirena», come se fosse l’eroina di una fiaba, eppure segnata dal silenzio di una famiglia in cui è meglio non fare domande per evitare di sentire bugie. Spetterà proprio a Marion riconciliarsi con il passato, mettendo la verità in piena luce.
Discussione vivace nel Gruppo di Lettura di giovedì 27 gennaio per il libro della Wicomb. Incontrata a Venezia nel maggio 2010 durante Incroci di Civiltà, era rimasta tra i desiderata di lettura del gruppo.
Concordemente di non facile lettura per la scrittura innovativa e “sperimentale” (e forse per la difficoltà di traduzione), la scrittrice ha suscitato però un grande interesse sia per i contenuti proposti attraverso la narrazione sia per la narrazione stessa molto coinvolgente.
Da Laura Favero
Ringrazio Antonella (o chi per essa!) per averci proposto la Wicomb come scrittrice del Sudafrica…”In piena luce” mi ha colpito fin dalle prime pagine per lo stile di scrittura per me “innovativo”, diverso dai soliti schemi…per la a-linearità del racconto, per quell’avermi saputo stupire lungo tutto il percorso narrativo grazie a quelli che ho definito “percorsi tematici continuamente abortiti”: in questo libro, ciò che ti aspetti che succeda come conseguenza ovvia di ciò che si sta narrando, non accade; la redenzione della protagonista che ci si aspetta ad ogni risvolto del racconto, non c’è mai; ogni passo in avanti di Marion -che si prospetterebbe sfociare in un felice epilogo- si conclude con tre passi indietro….il tutto pervaso (a mio parere) dal tema portante del CONFLITTO: non solo quello dei “coloured”, o quello tra “coloured”, bianchi e neri…ma anche e soprattutto quello interiore di Marion, che si palesa fin dalle prime pagine come disagio interiore (anche se inizialmente non riconosciuto) che si esteriorizza nei suoi attacchi di panico notturni, sintomo di contrasto tra ciò che è ancora a livello del suo inconscio e ciò che lei vuol mostrare (e dimostrarsi). Laura Favero
Da Angelo Umana.
Il libro di Zoe Wicomb è chiarificatore, illuminante, sulle divisioni sociali dopo (dopo?) l’apartheid in Sud Africa. E’ stata una fatica leggerlo, ne valeva la pena ma … fatica: piani temporali che si spostano continuamente, discorso diretto riportato improvvisamente senza punteggiatura, bisogna continuamente far mente locale su chi sta parlando e in quale tempo. Buona discussione a tutti!
Ho letto “In piena luce” con molta passione, in poco tempo, ammirando l’abilità narrativa della Wicomb che riesce a toccare molti aspetti della complessa storia del Sudafrica attraverso la vita di Marion Campbell, una bianca che ignora di essere coloured.
Alcuni hanno avuto difficoltà nella lettura di questo libro a causa dei continui spostamenti dal racconto del presente ai ricordi del passato. Io invece mi son trovata piacevolmente coinvolta nella lettura proprio per questo percorso non lineare, che credo sia il bello del libro.
Marion, la protagonista principale, alla ricerca delle sue radici, che cerca di riempire quel vuoto d’identità che non le permette di avere una vita felice, che la rende incapace di relazioni d’amore, ci fa esplorare una storia di una generazione di nostri contemporanei, costretti a una vita di bugie pur di avere quei diritti fondamentali che l’apartheid aveva loro tolto.
Il libro finisce lasciandomi dei dubbi, qualcosa in sospeso, come se dovesse seguire un altro racconto …. evidentemente la scrittrice vuole farci pensare su come la ricerca di sè, della propria identità, sia un percorso molto lungo e complesso, e Marion ha ancora molta strada da fare, proprio come il suo martoriato paese.
Giovedì 17 Febbraio il gruppo di Lettura ha discusso con interesse e curiosità il libro di Zoe Wicomb. La discussione è stata “insaporita” da una buonissima torta realizzata con una ricetta tipica del Sudafrica.
Melktert
La torta più famosa del Sudafrica
Ingredienti
Per 6 persone
• 750 ml di latte
• 75 gr di burro
• 4 uova separate
• 2 cucchiai di frutta secca mista tritata
• 4 cucchiai di zucchero
• 1 cucchiaio di Maizena
• zucchero di canna
• cannella in polvere
Procedimento
Imburrate una tortiera del diametro di circa 21 cm. e foderatela con la pasta briseé. Punzecchiate la pasta con una forchetta, ricopritela con della carta da forno su cui verserete dei fagioli secchi e fate cuocere nel forno a 190 gradi per circa 20 minuti. Sfornate la torta, togliete carta e legumi e fate raffreddare.
Nel frattempo sciogliete la maizena in una tazza di latte e fate bollire il resto del latte con 4 cucchiai di zucchero ed il bastoncino di cannella. Aggiungere il burro ed infine il latte con la maizena disciolta e fate addensare senza però che il latte bolla. Fate raffreddare, togliete il bastoncino di cannella ed aggiungete un tuorlo per volta ed infine gli albumi montati a neve. Versate il composto nel guscio di pasta briseé e spolverizzateci sopra la frutta secca. Infornate per circa 25 minuti a 180° fin quando la superficie della torta risulta bella dorata.
Prima di servirla, spolveratela con dello zucchero di canna e della cannella.