I duellanti

IL LIBRO

La concezione cristiana…proibisce le ostilità e perfino la resistenza. Il risultato è che il Coraggio presso i moderni non è più una virtù. Nondimeno bisogna riconoscere che la codardia non sembra compatibile con alcuna nobiltà di carattere…la codardia sembra spregevole e il Coraggio cosa nobile e sublime. Arthur Schopenhauer, Della Natura Umana.

Tale idea cavalleresca era ancora largamente condivisa e realizzata attraverso la pratica del Duello, nell’aristocrazia, nell’esercito e nella classe dirigente intellettuale e politica europea, all’alba del XX secolo, prima che i massacri della I Guerra Mondiale provocassero diserzioni di massa, movimenti pacifisti e sconvolgimenti negli ambiziosi sogni di gloria imperiali. Joseph Conrad  ha testimoniato attraverso le sue opere letterarie il valore del coraggio e le difficoltà delle prove che la condizione umane comporta.
Erede di un piccolo titolo nobiliare polacco, Conrad ha avuto un prozio materno e un nonno paterno, ufficiali nella Grande Armée napoleonica. Oltrepassata la linea d’ombra esistenziale, nel 1905 si trova in vacanza a Capri-Villa Maria e visita Napoli, Pompei e la costa amalfitana. Attraverso lo studio biografico di Gioacchino Murat, cognato di Napoleone e Re di Napoli, leggendario comandante della Cavalleria francese, nasce l’idea di un romanzo epico.
Dopo la nascita del secondo figlio, nel 1906 si trova a Montpellier dove apprende da un reduce militare, un’incredibile storia di orgoglio ferito, vendetta, onore che coinvolse due ufficiali di cavalleria, tali Dupont e Fournier, fino alla fine della loro carriera militare, per 30 anni con 25 duelli con armi diverse; solo la pensione e il matrimonio di uno dei contendenti conclusero la loro lunga contesa. Conrad nel 1907 scrive un lungo racconto: “Il Duello” successivamente pubblicato nel 1908 sul “Pall Mall Magazine” e inserito poi in una raccolta di racconti “A set of six”. Si tratta di una vicenda militare, che segue le carriere parallele di due giovani Ussari della cavalleria leggera napoleonica, dagli albori del IX secolo fino alla caduta dell’impero napoleonico e  alla successiva Restaurazione monarchica.
Il racconto inizia in tono ironico, evidenziando le differenze somatiche, culturali e di classe dei due duellanti: il tenente Gabriel Florian Feraud del VII Ussari è un piccolo guascone, figlio di un fabbro, carattere irascibile e orgoglio smisurato, indomito spadaccino. Il tenente Armand D’Hubert del IV Ussari è un  aristocratico della Piccardia, di alta statura, dal portamento elegante e dalla battuta pronta, buona cultura e bon vivant. Per un banale equivoco, Feraud sfida a duello D’Hubert, ma a causa dell’abilità marziale dei contendenti, la singolare tenzone dura per 15 anni, sempre più cruenta con un’esponenziale crescita di tensione, ( si battono nelle pause delle battaglie e possono farlo solo quando i loro gradi sono uguali) alla fine sono generali sopravvissuti al crollo di un impero, che si sfidano un’ultima volta armati di pistole. Un sorprendente epilogo, una lezione morale e una buona azione concludono questo racconto in modo esemplare.

IL FILM

Il passaggio di un’opera letteraria ad un realizzazione cinematografica attraversa “Scilla e Cariddi”, due insidie esiziali alla buona riuscita dell’operazione artistica: la prima è seguire pedissequamente il testo originale, senza alcun apporto originale e creativo; la seconda è stravolgere l’opera di riferimento, con illogiche modifiche e immotivate scelte strutturali che rendono spurio e di scarso valore il risultato finale. Un esempio di trasposizione cinematografica perfettamente riuscita è il lungometraggio d’esordio, diretto da uno dei più grandi registi contemporanei: I Duellanti di Ridley Scott (1977), brillante regista dotato di un’esperienza professionale di 15 anni nella pubblicità, con migliaia di spots realizzati.
Premiato al Festival di Cannes come opera prima, I Duellanti contribuì anche grazie all’abile produttore David Puttnam, alla rinascita e all’affermazione internazionale del cinema inglese.
Il film è di raffinata bellezza, la recitazione e l’esecuzione tecnica sono di grande qualità.
Un riconoscimento va alla sceneggiatura scritta da Gerald Vaughan Hughes, che rende i dialoghi incisivi ed essenziali, ottimizza il contributo femminile, dotando l’eroe positivo di un’amante, Laura, che cercherà inutilmente di far cessare la pericolosa contesa (la quale non compare nel racconto) e  promuovendo Adele, da giovane e ingenua promessa sposa a moglie in attesa di un figlio dall’attempato Generale D’Hubert, anche il ruolo della sorella di quest’ultimo, Lèonie fautrice del matrimonio combinato acquista rilievo.
L’epilogo continua l’epicità della vicenda, eliminando i toni patetici presenti nel racconto di Conrad.
Le riprese cinematografiche sono state effettuate con l’ausilio di una “Storyboard” accurata (illustrazione disegnata delle posizioni degli attori, delle dimensioni dell’inquadratura e della posizione  della cinepresa). Alcune scene come sempre avviene durante la realizzazione, sono frutto della dea bendata, per esempio la gustosa scena della richiesta di matrimonio di D’Hubert ad Adele, con alle spalle i rispettivi cavalli in evidente eccitamento sessuale oppure la panoramica finale con Feraud sconfitto, ripreso di spalle come in alcuni quadri di Caspar David Friedrich,  abbigliato come Napoleone a Sant’Elena, guata dall’alto di una collina un paesaggio alluvionato. Dalle nubi minacciose balugina il sole, che illumina il volto di profilo dell’irriducibile deuteragonista. Un plauso merita l’autore della coreografia dei duelli, realizzati con armi bianche ricostruite in metallo e una  coppia di pistole da duello autentiche.
Il film mostra una serie di duelli, uno diverso dall’altro non solo per le armi usate ( stocco, spada, sciabola e pistola) ma per le tecniche di ripresa e illuminazione differenti. Considerando che le riprese durarono poco meno che due mesi e che la fotografia si avvalse di sola luce naturale ( “Barry Lyndon” di Stanley Kubrick fu l’ambizioso modello) ciò che si vede ha del sublime, tenendo anche conto delle difficoltà atmosferiche legate all’inverno.
Notevole la colonna sonora  firmata da Howard Blake, dall’introduzione al primo duello che comunica un sentimento di imminente minaccia, all’assolo per flauto eseguito dal chirurgo, al tema d’amore eseguito al pianoforte, allo stridere delle sciabole che sprizzano scintille con sottofondo di violino fino alla musica d’ambiente eseguita dalla ghironda e zampogne alla taverna, alla musica che ricorda Prokofiev durante la ritirata in Russia, fino ai titoli di coda di immensa malinconia. I Duellanti è stato girato in Inghilterra, Scozia sui Monti Grampiani e in Francia, nella città medievale di Sarlat-La-Canèda e i suoi dintorni costellati di antichi manieri e romantiche rovine.

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