Il paziente inglese

Il paziente ingleseIL PAZIENTE INGLESE di Michael Ondaatje

Eros e Thànatos, Pace e Guerra, Oriente e Occidente, i Vivi e i Morti. Questi sono i perni arcaici attorno ai quali, fin dalla culla dell’Umanità, girano senza sosta le Storie. Il libro di Michael Ondaatje è un rigoglioso romanzo che si ramifica per quattro continenti. Le radici sono asiatiche, nascono a Colombo nel Sri Lanka, quell’isola a forma di lacrima che pende dall’India, sconvolta dalle guerre etniche dove nacque Ondaatje nel 1947. Il tronco si erge nell’Africa Settentrionale ancora non del tutto esplorata, nel periodo tra le due guerre mondiali e si protende lungo l’appendice europea, durante la Campagna d’Italia-1943-45, i rami raggiungono l’Inghilterra sotto i bombardamenti nazisti e il Canada prebellico. Si tratta di un libro pieno di sostanza, non solo per l’abbondanza e la densità delle sue pagine, ma perchè all’interno racchiude il Libro dei libri, Le Storie di Erodoto, un’edizione dell’Ottocento. Il tomo rilegato in pelle nera, appartiene al misterioso Paziente Inglese tremendamente ustionato, è un ipertesto zeppo di mappe di mitiche oasi, foto d’infanzia, lettere d’amore, appunti di viaggio.
Hana, giovane infermiera del contingente canadese, non ha più lacrime dopo aver pianto tutte le persone care, cadute in guerra. Sconvolta dall’esplosione di una mina, che ha ucciso la sua amica, decide di non seguire l’esercito alleato verso la Linea Gotica, ma di fermarsi a Nord di Firenze ad assistere un paziente terminale, senza identità, in un convento bombardato, Villa San Girolamo.
L’edificio contiene insidie lasciate dai tedeschi, pareti affrescate e librerie zeppe di libri antichi. Hana è una donna forte e tenera, per prima cosa coi libri costruisce dei gradini per la scala rotta. Poi si occupa del Paziente, imboccandolo con frutti prelibati, attenuando i suoi dolori con morfina e accompagnandolo all’oblio soporifero con la lettura dei pochi classici in lingua inglese trovati: L’ultimo dei Mohicani di James Fenimore Copper, Kim di Rudyard Kipling e pochi altri.
Quando la donna finalmente inizia a leggere a voce alta “Le Storie”, diventato per necessità “livre de chevet”: il Paziente, che ascolta attento con un apparecchio acustico, si rianima e comincia il suo racconto esistenziale: delle sue esplorazioni nel Deserto Libico con l’International Sand Club per conto della Royal Geographical Society di Londra, della sua passione devastante per la moglie di un collega conclusasi tragicamente e della fine dell’amichevole compagnia interetnica e multi-culturale provocata dallo scatenarsi della Seconda Guerra Mondiale.
L’arrivo alla villa di David Caravaggio, un canadese amico del padre di Hana, “favorito dalla luna”, ladro e spia al servizio degli Alleati, sconvolge l’affettuosa relazione platonica: David ufficiosamente dovrebbe entrare in contatto con le bande partigiane per disarmarle, ma in realtà vuol fare da “chaperon” ad Hana e soprattutto vuole identificare l’avventuriero che giace narrando in prima persona, oppure in terza persona, qualche volta confondendosi come quando a proposito del Rinascimento parla di setose parrucche e tricorni.
Segni particolari di David: pollici amputati dal nemico e dipendenza dalla morfina. Mentre Hana suona al pianoforte, entra dalla finestra un ennesimo personaggio: il Sikh Kirpal Singh, tenente artificiere, incaricato della bonifica ambientale. Comincia subito la sua missione, scoprendo e neutralizzando una trappola esplosiva, nascosta all’interno del pianoforte. E’ un’artista nella nobile e letale arte del disinnesco di bombe, mine, trappole esplosive ed altro. Anche lui è attratto dall’uomo che è uscito vivo dalle fiamme infernali, gli fa scoprire il latte condensato, lo porta fuori a godersi la pioggia, gli legge per ore e discute con cognizioni precise di “Kim” , fa insospettire il saturnino Caravaggio e Hana lo va a trovare nella sua tenda.
Tutti si raccontano, ognuno ha il suo bagaglio di storie sulle spalle: condividono scarse provviste e singolari esperienze e alla fine delle Storie, Il Paziente rivela la sua identità lungamente celata.
Con la resa della Germania, finisce la guerra in Europa ma non in Asia, il Giappone prosegue la difesa ad oltranza, fino all’ultimo essere vivente. Le esplosioni atomiche di Hiroshima e Nagasaki distruggono ogni illusione di palingenesi: Singh il guerriero calmo e sicuro, che difese gli ignari e inermi umani dalle insidie nascoste, dopo aver ascoltato alla radio a galena, le notizie dal fronte del Pacifico, diventa furente contro l’Occidente.
Alla fine del libro, l’Autore avverte i lettori che i personaggi storici – il conte austro-ungarico Ladislaus Eduard von Almasy e i coniugi inglesi Sir Robert Clayton East e Lady Dorothy Clayton – hanno solo ispirato i personaggi letterari ( Lazlo Almasy e Mr. E Mrs. Clifton). grotta dei nuotatori presso Gilf KebirLa figura dell’esploratore cartografo che inseguì il mito dell’oasi di Zarzura e scoprì le pitture rupestri nella Grotta dei Nuotatori presso Gilf Kebir, è ora circondata da un alone romantico anche grazie al film di Anthony Minghella e compare anche nelle pubblicazioni turistiche per viaggiatori avventurosi, disposti ad inoltrarsi nel deserto più pericoloso, tra Egitto meridionale, Libia e Sudan.

IL PAZIENTE INGLESE di Anthony Minghella

Primo piano di un pennello che dipinge un nuotatore, dissolvenza in panoramica “plongèe” sull’ombra di un biplano che sorvola a bassa quota un mare di dune mammillari. Fin dall’incipit il film affascina per l’estetica esotica e avventurosa. E’ un’Avatar del “Paziente Inglese” completamente differente sia da quello letterario, sia da quello storico. Questa versione cinematografica che ha conquistato il grande pubblico e guadagnato 9 Oscar e 2 Golden Globe è stata scritta e diretta da Anthony Minghella, nato da genitori italiani, nell’isola di Wight, nel 1954. Comincia il suo percorso nello spettacolo, scrivendo e producendo commedie teatrali, lavora anche in radio e televisione, dirige due commedie cinematografiche: Fantasma innamorato -1991 e Mr. Wonderful -1993 senza infamia né lode. Sorprendente il suo successo con Il paziente inglese (1996) tratto da un libro abbastanza ermetico e dalla realizzazione imponente, degna di reggere il confronto con i capolavori di David Lean. Lo sfrondamento in fase di sceneggiatura è stato rilevante: tolto di mezzo tutto l’apprendistato inglese dell’artificiere indiano e la sua devozione per le figure paterne come lord Suffolk, la visita “volante” alla regina di Saba e Salomone affrescati da Piero della Francesca in compagnia del vecchio studioso del Rinascimento diventa nel film una scena di seduzione con Hana innamorata.
L’episodio truculento della mutilazione di Caravaggio viene spostato dal “santuario artistico” di Firenze alla torrida Tobruk occupata dall’Afrikakorp del generale Rommel, grazie anche alle mappe del deserto disegnate da Almasy, in tal modo Minghella prende due piccioni con una fava: giustifica il rancore della vera spia canadese per quella presunta tedesca ed evita di rievocare memorie di crimini di guerra italiani. Infatti la lavorazione del fim si svolge principalmente in Italia: la Villa di San Girolamo è ambientata in Toscana, nel monastero benedettino di Sant’Anna in Camprena, nei dintorni di Pienza mentre l’albergo Shepheard’s del Cairo, dove si svolge la parte mondana del film, è allestito all’Hotel Des Bains meta annuale delle celebrità del Festival del Cinema di Venezia.
Un grande contributo alla riuscita del film va al cast stellare: in fase di preparazione si era pensato a Tom Cruise ( Almasy), Nicole Kidman ( Katharine Clifton) e Demi Moore (Hana), scampato il pericolo per ragioni economiche si è optato per una selezione europea decisamente più economica, anche perchè hanno aderito alla proposta del produttore Saul Zaentz ( specialista in fortunati film da opere letterarie, come “Qualcuno volò sul nido del cuculo” da Ken Kesey e “Amadeus” da Peter Levin Shaffer, entrambi diretti da Milos Forman) di  ridurre il compenso professionale standard.
L’Oscar come miglior attrice non protagonista ha premiato Juliette Binoche, nei panni militari di Hana, a cui va riconosciuta la sensibilità e tenacia nell’incarnare una donna dolce e coraggiosa. Altrettanto versatile e convincente è stata Kristin Scott Thomas nell’interpretare la sexual personae tanto cara ad Alfred Hitchcock, dell’algida donna bionda che dissimula una passionalità sfrenata.
AlmasyRalph Fiennes ha sopportato l’onere e l’onore di interpretare un doppio ruolo (Almasy): l’ambiguo avventuriero travolto dall’attrazione fatale e il “toast umano” giacente, ma ancora intelligente.
Meritati i 2 Oscar al montaggio delle immagini e dei suoni a Walter Murch (“Apocalypse Now” 1979 di Francis Ford Coppola) il quale è stato intervistato da Michael Ondaatje, sulle tecniche del suo lavoro artistico, il risultato è scritto nel libro Il cinema e l’arte del montaggio.
Un’ultima menzione speciale al direttore della fotografia, John Seale, che ha catturato il fascino del deserto ( in Tunisia), la topografia dei corpi, ( il sinodo vascolare altrimenti detto Bosforo di Almasy è diventato un sito assai interessante) e lo sgomento  davanti alla “morte al lavoro”.
Film infedele per inguaribili romantici e devoti cultori dell’Arte.

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