BALLA COI LUPI scritto da Michael Blake
La storia è l’espressione sociale della geografia e la geografia del West è violenta.
Bernard Devoto “A Treasury of Western Folklore” – 1951
La realizzazione di Balla coi lupi costituisce un ottimo esempio di fiducia e costanza. Blake lo scrisse per il cinema a metà degli anni 80, ma la sceneggiatura non venne acquistata. Nel 1983 lo scrittore americano aveva partecipato come sceneggiatore al film Amore e morte al tavolo da gioco di Jim Wilson, dove aveva conosciuto Kevin Costner. L’amico attore, interessato alla storia e appassionato westerner, consigliò a Blake di impegnarsi a scrivere un romanzo. Il libro ebbe un discreto successo e poi Costner ne fece un magnifico film.
Il genere western è indissolubilmente legato alla cultura popolare americana. Pervade tutti i mezzi di comunicazione di massa: letteratura, musica, teatro, televisione e cinema. All’origine di questo genere letterario, in particolare la sezione relativa agli indigeni Americani, ci sono le “Captivity Narrative” scritte prevalentemente da donne anglosassoni ex prigioniere di tribù indiane, circa trecentoundici memorie di detenzione in stato di schiavitù o di matrimonio. La più antica è quella di Mary White Rowlandson (1635ca.-1678ca.) pubblicata a Cambridge “The Sovereignity & Goodness of God, Toghether with the Faithfulness of His Promises Displayed; Being a Narrative of the Captivity and Reastauration of Mrs. Mary Rowlandson” che narra il suo soggiorno forzato presso i Narragansett.
Frutto di fantasia è invece il romanzo epistolare “The History of Maria Kittle” (1797) scritto da Ann Eliza Bleecker (1752-1783) che racconta le pene di una donna americana catturata dagli indiani alleati dei Francesi, durante la guerra dei Sette Anni. Diverso il caso di Mary Jemison (1743-1833) detta “La Donna Bianca del Genesee” che fu presa prigioniera a quindici anni dalla tribù Delaware e che scelse di rimanere con loro tutta la vita. La sua storia esemplare è raccontata da James E. Seaver in “A Narrative of the life of Mrs. Mary Jamison” (1824).
Ma è proprio nel secolo in cui si completò la conquista del Far West, che il western conobbe il massimo successo popolare, un esempio tipico è il n° uno delle “Dime Novels” (10 cent.) pubblicata nel giugno 1860 dalla casa editrice Beadle: “Malaeska, la moglie indiana del cacciatore bianco” scritta da Ann S. Stephens pervasa da languido romanticismo.
In Balla coi Lupi di Michael Blake il tema principale è la ricerca di uno spazio più vasto e libero, uno stile di vita più esaltante in armonia con la Natura, un rapporto con l’Altro basato sulla stima reciproca e sul mutuo soccorso. L’eroe è John Dunbar, tenente della Cavalleria Nordista, scampato all’amputazione di un piede con una gloriosa cavalcata di fronte al nemico, al limite del suicidio. Ottiene in premio Cisco, un cavallo straordinario e una trasferta nel Far West. Nella prateria si troverà isolato in un avamposto abbandonato, con la sola compagnia di un lupo. In seguito entrerà in contatto con una banda di Comanches e dopo diverse peripezie diventerà membro della tribù. La parte più interessante del romanzo è proprio questa lenta metamorfosi dell’ufficiale isolato in valente guerriero Comanche. I primi contatti sono difficili, per la reciproca diffidenza ed incomprensione linguistica, poi in seguito grazie ad scambi di visita e doni rituali, lo straniero comincia ad essere accettato. Il salvataggio e l’attenzione cortese ad una giovane vedova della tribù, desta curiosità ma non riprovazione. La scelta risulta vincente, infatti Alzata con Pugno, l’ insegnante di lingua indigena, (una donna bianca adottata dalla tribù in tenera età) diviene la sua sposa.
Il suo contributo alla collettiva caccia al bisonte e la donazione dell’arsenale di fucili ai Comanches per la difesa dell’accampamento da un’incursione dei nemici Pawnee lo rendono orgoglioso. Per la sua confidenza con il lupo viene chiamato “Balla coi Lupi” e diventa amico dello sciamano “Uccello saltellante” e del prode guerriero “ Vento nei capelli”. Registra in un diario le sue avventure e disegna persone e animali che ormai fanno parte della sua famiglia allargata. Ha modo anche di vedere la desolazione, l’inquinamento ambientale, lo spreco delle risorse di cibo, connessi all’avanzata verso il West della colonizzazione americana. Nel finale l’idillio s’infrange con l’arrivo di un distaccamento del II cavalleria dell’Unione, Balla coi Lupi viene considerato un traditore, gli si spara contro e viene brutalizzato e incatenato. Ma i suoi compagni Comanches non lo abbandoneranno mentre un inverno crudele incombe sui territori di caccia Indiani.
BALLA COI LUPI interpretato e diretto da Kevin Costner
Lo splendido successo di pubblico e critica ( 7 Oscar e centomilioni di dollari in 14 settimane al box office) riscosso dal film d’esordio alla regia di Kevin Costner nel 1990, rimette in sella il genere western. Sulla sua scia seguono Manto Nero (1991) di Bruce Beresford, L’ultimo dei Mohicani (1992) di Michael Mann, Geronimo (1993) di Walter Hill sui popoli aborigeni Americani e Gli Spietati (1992) di Clint Eastwood), Wyatt Earp (1994) di Lawrence Kasdan interpretato da Kevin Costner, Pronti a morire (1995) di Sam Raimi interpretato da Sharon Stone, pistolera fatale e Dead Man (1995) di Jim Jarmush di inaudita cupezza.
Balla coi Lupi è un film Indiano-Americano non perchè abbraccia la teoria del Buon Selvaggio (le sequenze dell’attacco Pawnee al mulattiere o del massacro della famiglia di coloni la sconfessano), ma per l’autentico rispetto ed ammirazione espresso nel filmare un territorio leggendario con i suoi fieri indigeni. Costner ha scelto Blake per la sceneggiatura, e questo generalmente è un bene per la fedeltà al libro originale. Ci sono state però delle variazioni importanti: la tribù Comanche ha ceduto il passo ai Sioux-Lakota. Costner produttore, regista e protagonista ha spiegato la scelta con opportunità logistiche: il film è stato girato in South Dakota, vicino alla riserva Sioux di Rosebud e alle Black Hills sacre ai Lakota, il campo indiano è stato allestito in riva al fiume Belle Fourche con la partecipazione di 150 comparse indiane e 400 cavalli; mentre la straordinaria caccia al bisonte, la più realistica vista al cinema, è stata filmata nel Triple U Buffalo Ranch (condotta da 24 abili cavalieri indiani e 3.500 bisonti) quindi era logico impiegare i discendenti dei più famosi cacciatori indigeni della prateria. Ai Comanches protagonisti del libro forse è stata fatale la fama sinistra procurata da memorabili film fordiani come Sentieri Selvaggi (1956) e Cavalcarono insieme (1961) nei quali compaiono come razziatori di fanciulle, oppure crudeli torturatori in Comencheros (1961) di Michael Curtiz, dove sono complici di guerriglieri Sudisti e bandoleros messicani. Anche la letteratura western, li ha descritti a fosche tinte, un esempio illustre è Texas di James A. Michener.
Un’altra scelta vincente è stata quella di far parlare gli attori indiani nella lingua originale Lakota, che hanno imparato per il film perchè erano originari di altre tribù: Graham Greene (Uccello Scalciante) è Oneida, Floyd Red Crown westerman (Dieci Orsi) è Sisseton, Rodney A. Grant (Vento nei Capelli) è Omaha, Wes Studi (capobanda Pawnee) è Cherokee come Tig la nonna di Costner che ha dato il suo nome alla sua casa di produzione cinematografica, Rose Marie Tantoo Cardinal (Scialle Nero) invece è Cree. Il cast Indiano Americano, il più nutrito mai apparso in un film, ha dato le loro voci per raccontare 500 Nations un monumentale documentario in quattro DVD, della durata di quattrocentotrenta minuti in cui grazie a filmati originali dei luoghi, fotografie d’epoca di nativi americani e modelli computerizzati di architetture, arredamento e prodotti d’artigianato, si ripercorre con grande rigore storico le epopee dei popoli americani prima della colonizzazione violenta e genocida degli europei e le conseguenze nefaste della conseguente politica di espropriazione e segregazione etnica. Kevin Costner ha partecipato alla produzione e ha presentato le varie sezioni antropologiche di 500 Nations diretto da Jack Leistig. Il genuino interesse e la competenza storica di Costner, sono anche evidenziate nell’altro western da lui diretto e interpretato Open Range-Terra di Confine (2003), sulla sfida all’ultimo sangue tra un gruppo di cowboys in viaggio e un bieco proprietario terriero.
Amo questo film, mi commuove ogni volta. Tutti i film western sono abbastanza ben fatti in generale.