INCONTRO IN BIBLIOTECA CON ROBERTO ZUCCHI

siderea-criminaRaimondo Candelaro. Vi dice niente? Chi ha letto Siderea Crimina, il giallo “galileiano “ di Roberto Zucchi,  riconoscerà certamente il “maresciallo” che indaga su alcune morti sospette raccontate nel romanzo. Ma c’è dell’altro: in questo nome si nasconde un richiamo – un po’ traduzione, un po’ traslitterazione – a un altro personaggio, realmente esistito, cui Zucchi ha voluto rendere omaggio: Raymond Chandler, il grande scrittore  noir americano, uno dei più geniali e originali, oggi ampiamente e giustamente apprezzato a livello mondiale. Per chi non lo sapesse,  inventore del famoso Philip Marlowe, investigatore privato portato poi sullo schermo da molti attori di successo, fra cui il mitico Humphrey Bogart. Ecco quindi spiegato perché nelle ultime pagine del libro si finge che a ideare la storia narrata sia proprio Candelaro: non un semplice  poliziotto, dunque,  ma quasi l’alter ego di uno scrittore di tutto rispetto, un vero e proprio pilastro della narrativa di genere.91152_1Questa è stata una delle tante rivelazioni che  Roberto Zucchi ha fornito al pubblico giovedì 27 marzo, nel corso di una serata organizzata dal gruppo di lettura L’Italia in giallo, con la collaborazione dell’associazione Amici della Biblioteca.  Anzi, si è trattato di una piccola sfida che lo scrittore ha voluto proporre ai suoi lettori, invitandoli a sciogliere autonomamente il mistero dell’identità nascosta.  Sfida completamente persa. Da tutti, compreso chi, come me, magari Chandler l’ha letto, ed anche apprezzato.

chndlerVa detto che la personalità sofferta di Chandler non sembra poi essere rispecchiata nella figura del buon maresciallo. Il quale avrà anche le sue gatte da pelare, sarà maltrattato dai superiori, e alla fine dovrà pure vedere del tutto vanificati i propri sforzi investigativi, ma non pare uscirne particolarmente sconvolto. Anzi, risulta relativamente sereno, o almeno rassegnato: un povero diavolo come tanti, in fondo alla scala sociale, e in quanto tale certamente oppresso e bistrattato, un po’ frustrato anche, ma certo non disperato. Chandler invece, nato nel 1888, muore alcolizzato nel 1959, devastato nel fisico e nell’animo dopo decenni di crisi deprevcbdgbndgndgndgssive, tentativi si suicidio, ricoveri in clinica. Ma poi non è il caso di cavillare: non si tratta di una vera identificazione, quanto di un omaggio che Roberto Zucchi ha voluto dedicare ad un maestro.
Credo del resto che le tenebre tenaci delle nostre menti di lettori – notare la terminologia! – siano dipese soprattutto  dal fatto che tutti eravamo già molto coinvolti dai tanti misteri di natura più tipicamente “galileiana” offerti da Siderea Crimina, così che l’attenzione è stata monopolizzata da questi, senza che nel nostro orizzonte d’attesa restasse posto per nient’altro.
E infatti, dopo i saluti portati da Antonella Bullo a nome della Biblioteca di Spinea, e una breve presentazione di Carlo Marchiori, coordinatore del Gruppo, gli interventi si sono succeduti incalzanti, pertinenti e puntuali. Tutti hanno espresso grande apprezzamento per il libro, rivelando una lettura attenta della vicenda e tanti interrogativi in attesa di risposta. Grazie alla godibilità della scrittura e soprattutto ai copiosi spunti di riflessione scaturiti dalle pagine di un’opera che non è semplicemente un giallo, ma anche un romanzo storico e un excursus in ambito artistico e letterario, più ancora che scientifico. Parafrasando liberamente il titolo di una bella mostra di qualche anno fa, si potrebbe intitolare Padova ai tempi di Galileo.
Vivo interesse è stato dimostrato proprio per il rapporto verità-invenzione, storia-fantasia.  L’autore si è prestato con grande cortesia e disponibilità ad esaudire le richieste, chiarendo, precisando, svelando retroscena  inediti e particolari gustosi che hanno caratterizzato la preparazione, la stesura e la stessa diffusione di Siderea Crimina. E, sulle orme del Nobel per la Fisica Richard Freynman, ha ribadito il concetto che tutto ciò cheGalileo_Telescope_art_BR nella vicenda non è storicamente vero è però possibile.
Naturalmente i lettori erano incuriositi anche dall’autore stesso e dalla sua avventura letteraria, e ne hanno chiesto conto. Alla letteratura Roberto Zucchi ha cominciato a dedicarsi dopo una lunga attività lavorativa come giornalista: sempre scrittura, dunque, ma di genere e di forma diverse. L’esperienza giornalistica è tuttavia in qualche modo rintracciabile anche nello stile della sua narrativa, che vuole essere veloce, accattivante, godibile, e soprattutto comprensibile per chiunque. Nonostante, o forse proprio in considerazione del rischio di difficoltà implicito negli argomenti trattati: non tanto per la componente misteriosa, poliziesca o noir del genere, quanto per il forte impatto culturale dell’argomento e la ricchezza di particolari dell’ambientazione, che richiedono un certo impegno per essere  adeguatamente intesi.
Ci sono però diversi modi di leggere un libro. Diversi livelli in cui può essere inteso, decodificato, interpretato, e naturalmente apprezzato. Tutto dipende dall’interesse, dalla personalità, dalla cultura di ciascun lettore. C’è chi si limita a seguire la trama, chi ne rimane incuriosito e vuole scoprire di più, chi dispone di conoscenze e strumenti  culturali per cogliere riferimenti e suggestioni più sottili, che magari ad altri sfuggono. E poi c’è anche chi parte da qui per iniziare un percorso personale di scoperta ed approfondimento (che, a mio parere, è il regalo più bello offerto dai libri).
A nessuno, comunque, deve essere negata la possibilità del primo approccio, l’accessibilità immediata del testo, inteso nella sua capacità comunicativa. Questo l’obiettivo di base propostosi da Roberto Zucchi, e perfettamente raggiunto, come hanno confermato le reazioni del pubblico presente in Biblioteca giovedì sera.
La scelta di Galileo come protagonista è scaturita quasi per caso dopo un corso universitario di storia seguito da uditore: non esisteva, quindi, un amore precostituito per il personaggio. Che tuttavia si è imposto all’attenzione dello scrittore e da quel momento è diventato oggetto di uno studio approfondito e accuratissimo, di cui Siderea Crimina, pur nella sua natura di romanzo, rivela evidenti indizi nel retroterra colto, nell’accuratezza delle ricostruzioni, nella precisione dei riferimenti e delle citazioni, che si sviluppano nell’ambito delle diverse specializzazioni stPalazzo_della_ragione_di_Padova_9oriche: della scienza, della letteratura, della filosofia, della mentalità. Per citarne solo alcune. Di Galileo emerge dunque un ritratto a tutto tondo, che non ignora ovviamente la genialità dello scienziato, di cui Zucchi è assolutamente convinto, ma considera e privilegia la parte forse più misconosciuta e più abbordabile del personaggio. Ovvero l’uomo. Argomento abbordabile perché non implica alcuna conoscenza specifica e consente di capire e identificarsi – almeno in parte – con un mostro sacro della ricerca e della cultura, che invece nel privato non è stato altrettanto ammirevole, anzi risulta pieno di debolezze, contraddizioni, egoismi. E anche protagonista di parecchi episodi non esattamente esemplari sul piano etico e deontologico. Come tanti, in tutti i tempi, compresi quelli odierni.
Dalla volontà di rappresentare soprattutto l’uomo deriva la scelta di privilegiare gli aspetti di vita vissuta nell’esistenza del protagonista e dei suoi int25942519_le-cronache-di-narni-2erlocutori, gli usi quotidiani, i gesti minuti, le azioni anche banali, ma storicamente verosimili. Da qui anche la precisione puntigliosa dell’ambientazione, della toponomastica, delle presenze umane, dei ruoli e delle relazioni reciproche. Nell’impossibilità di conoscerne il pensiero, almeno ci si può affidare al conforto dell’affidabilità nella riproduzione di una possibile consuetudine  privata.
Zucchi confessa che questa parte del suo lavoro è stata forse la più impegnativa e vincolante, che ha richiesto ben due anni di consultazioni e ricerche documentarie. Ma a suo parere si trattava di qualcosa di imprescindibile. Perché quello che è sempre esistito in lui è l’interesse per la storia, come disciplina generale, e appunto come storia locale e particolare, la cosiddetta microstoria. soprattutto quest’ultima, direi, così come si snoda e si manifesta nel dipanarsi delle singole esistenze individuali, nel percorso di vita di una persona, nell’evoluzione di un luogo, persino nelle traversie che caratterizzano la vicenda di un manufatto, gli eventi, i passaggi di mano, le successioni.
Le pietre ci parlano, ha affermato ad un certo punto Zucchi. Sapere che le strade, i muri, gli edifici  che vediamo, tocchiamo, percorriamo, sono esattamente quelle che vedevano, toccavano percorrevano le generazioni che ci hanno preceduto, per chi sappia coglierla,è un’esperienza emozionante, a volte persino commovente. In questi spazi che ora sono nostri  c’è stata prima di noi tanta altra gente, un’ infinita sehh5rie di umanità umile o potente, ricca o povera, ora anonima e scomparsa per sempre dalla memoria, ora famosa e presente nel nostro pensiero perché ne abbiamo conosciuto, apprezzato studiato le opere, i detti e i fatti: questi si, invece memorabili. Ma tutti di volta in volta sono stati uomini e donnne con sentimenti, problemi, attività, occupazioni.
Percorrere i vicoli delle antiche contrade, costeggiare il fiume e i canali, osservare gli edifici tuttora conservati, consente in qualche modo di respirare l’atmosfera del tempo passato, di scoprire il genius loci, di cogliere il senso della stratificazione storica che permea la città attuale e le conferisce attrattiva e ragioni di interesse. Possiamo immaginare l’attivitàGiulia-Gonzaga-Seb.-Del-Piombo1-640x360, il fervore di lavoro, di vita  e di presenze umane che certamente doveva caratterizzare una zona, un vicolo, una piazza. Basta avere interesse, un po’ fantasia e un’anima inguaribilmente curiosa. È – può essere – un piacere.
E dovrebbe essere anche un dovere, un’esigenza sentita da tutti, specie nel nostro paese, che dal punto di vista storico, urbanistico ed artistico risulta il luogo più ricco al mondo. Eppure in quest’Italia, oggi così malandata, una crescita disordinata e spesso devastante non solo ha stravolto  la configurazione degli ambienti naturali e dei luoghi urbanizzati,  ma si è sciaguratamente  evoluta fino alla perdita del senso locale e all’alienazione dello spazio, per cui la società ha perduto il senso del luogo, del sentimento comunitario e della memoria storica. Riconoscere il valore tutto ciò che si pone come memoria territoriale sarebbe invece non solo uno modo per rispettare e salvaguardare quel territorio stesso nelle sue varie componenti, ma anche un modo per riscoprire un’identità comune. Oltre che una scoperta affascinante, come non ha mancato di sottolineare Roberto Zucchi a proposito di Padova.
pietrod'abanoProgetti futuri? Zucchi ha in mente, anzi, ci sta già lavorando un altro soggetto intrigante e un altro protagonista interessantissimo, tosto quanto, e forse, più di Galileo. Sempre storico e sempre di ambiente padovano, naturalmente. Si tratta di Pietro d’Abano: medico, filosofo, astrologo del Trecento, per alcuni uno scienziato, per altri un mago, uno stregone, un eretico. Denunciato, processato, torturato, praticamente ucciso dall’Inquisizione. Che non si è fatta mancare neppure la soddisfazione di riesumarne il cadavere e bruciarlo al rogo degli eretici. Anche questo un libro “difficile”, dunque. Non tanto per la mole infinita di documenti da consultare e vagliare nella fase preparatoria, come era accaduto per Galileo, ma al contrario, per la relativa scarsità, per la loro implicita ermeticità, per la distanza dell’epoca e per l’impatto dell’argomento stesso. Ragion per cui il libro, più che giallo, si preannuncia a tutti gli affetti come un noir. Il che non guasta. A quando in libreria, allora? Al momento non è dato saperlo: oltre ai tempi della stesura, quelli editoriali, con le relative incertezze e difficoltà, rischiano oggi di essere ben maggiori. Una cosa però è sicura: sarà quando sarà, ma aspettiamo di nuovo Roberto Zucchi con noi a Spinea.
Daniela Palamidese

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