Estate, tempo di ferie, tempo di viaggi. Non necessariamente in luoghi lontani od esotici: per rilassarsi, o per vedere cose nuove, particolari ed interessanti possono bastare anche pochi chilometri, e addirittura è sufficiente precorrere con occhi curiosi vie e quartieri della propria città. Tutto è nuovo, a saper guardare.
Ma il tempo delle vacanze è anche tempo di libri. Vorrei allora proporre alcuni titoli che ben si adattano all’occasione, abbinando l’idea del viaggio al passatempo della lettura. Nessuno di questi è una guida in senso stretto, ma tutti – volendo – possono diventarlo, perché contengono abbondanti osservazioni, notizie e curiosità su località, paesaggi, città e centri minori, in una narrazione solitamente gradevole, leggera ed accessibile, ma ricca di spunti sia per la riflessione, sia per un’eventuale ricognizione in loco che non si limiti alla semplice, e magari frettolosa, visita ai monumenti più blasonati.
D’altro canto, nessuno appartiene neanche al genere del romanzo, ma tutti – volendo – possono essere letti come tali, seguendo semplicemente il flusso del racconto e lasciandosi trasportare dal ritmo della narrazione, dalla suggestione delle atmosfere e dei personaggi, reali o leggendari, famosi o sconosciuti, introdotti di volta in volta dallo scrittore. Infine, nessuno di questi libri è propriamente un saggio, ma tutti – volendo – possono assolverne la funzione, per la ricchezza delle informazioni e la precisione dei dati che riportano.
Il vantaggio di questo tipo di testi, accanto alla quasi generale “facilità” espressiva, è che consentono una notevole libertà nell’approccio: di solito, infatti, ogni capitolo è più o meno monografico ed autonomo, o comunque non collegato agli altri in modo rigorosamente consequenziale. È quindi possibile leggere anche a salti, balzare in avanti, tornare indietro, costruirsi insomma dei personali percorsi di lettura, sicuri di poter trovare sempre qualcosa che meriti di essere preso in considerazione. E per di più, questi percorsi sono infinitamente rinnovabili, a seconda dell’insorgere di interessi specifici, o anche semplicemente…dell’umore del momento.
Nei consigli che mi permetto qui di proporre, proprio per le ragioni dette all’inizio, mi riferisco soltanto all’Italia, scegliendo come sempre tra libri che ho letto ed apprezzato (e quindi conservo gelosamente, in qualche caso portandoli con me ogni volta che mi sposto nei luoghi deputati). Evidentemente non può sussistere la minima pretesa di esaustività, e basta un giretto in libreria per rendersene conto. Per la verità, io stessa ne ho letti e possiedo degli altri, ma non posso consigliarli per due motivi, di cui uno serio e uno tragicomico: primo, alcuni non mi sono piaciuti abbastanza da osare proporli; secondo, alcuni altri sarebbero anche stati papabili, ma non riesco a citali esattamente perché non li trovo, essendo sepolti – magari in terza fila – sugli scaffali di casa mia. Lascio decidere a voi qual è l’argomento serio e quale quello tragicomico.
Avvertenza: l’ordine della presentazione è casuale.
GUIDO PIOVENE, Viaggio in Italia, Dalai Editore, 2007
In una nuova edizione uscita qualche anno fa, vengono riproposti in volume i reportage dei viaggi fatti da Piovene tra il 1953 e il 1956 su incarico della RAI, già pubblicati più volte in varie collane precedenti. Su questo libro così si è espresso un lettore d’eccezione come Eugenio Montale: Guido Piovene ha compiuto per conto della RAI nella nostra Penisola un viaggio di ricognizione di una completezza che non ha precedenti, e ci ha dato un inventario, com’egli lo chiama, delle cose d’Italia che scoraggerà per molti anni chi vorrà ritentare l’impresa.Dal lavoro dello scrittore e giornalista vicentino emerge infatti un affresco grandioso dell’Italia del dopoguerra, tra difficoltà della ricostruzione e primo avvio al boom economico: regione per regione, tutto è descritto e raccontato in modo attento, scrupoloso, sensibile. È l’Italia degli anni Cinquanta, che oggi appare ormai lontana, ma che dalle pagine di Piovene risulta ancora capace di farci capire il Paese di oggi: come eravamo e come siamo diventati. Anche perché, pur nell’enorme varietà delle manifestazioni, emerge pur sempre il carattere nazionale, immutabile, che resiste alle mode e ai rovesci della storia e ci porta ad un innegabile “sentimento di italianità”.
FRANCO MARCOALDI, Viaggio al centro della provincia, Einaudi, 2009
Dichiaratamente ispirato al libro di Piovene, questo nuovo Viaggio intende porsi come un aggiornamento ed un confronto. Non vuole però essere una sfida verso l’ottimo modello, considerato insuperabile nel suo genere, ma la risposta alla constatazione che quell’opera risulta ormai inevitabilmente datata, e non certo per insipienza di chi l’ha scritto. L’Italia di Piovene non esiste più, infatti, per la natura stessa del contenuto che ne costituisce la materia, per i temi “fluidi” che tratta, attinenti ad una realtà continuamente in evoluzione, che negli ultimi anni è stata caratterizzata da un’accelerazione eccezionalmente veloce, addirittura sincopata. Facendoli precedere da un’esauriente introduzione in cui spiega le ragioni, le modalità, le tappe logistiche ed ideali del proprio percorso, Marcoaldi propone diciassette capitoli in cui descrive e racconta, fra le altre, le nuove realtà di Ascoli Piceno, Terni, L’Aquila, Rovigo, Trapani, Vercelli, Pistoia, Reggio Emilia… Con una particolare attenzione agli aspetti economici e sociali.
CORRADO AUGIAS, I segreti di Roma, Mondadori , 2005
Questa lettura può forse risultare un poco più impegnativa delle altre, perché le varie storie qui raccontate si trasformano talvolta in veri e propri saggi storici monotematici che spaziano, più o meno in una decina di capitoli, dalle origini all’età contemporanea. Non una guida da portarsi in tasca andando a zonzo per le strade, dunque, ma una lettura preliminare o comunque “collaterale”. E godibile, naturalmente, anche al di fuori di una visita effettiva.
A dire la verità, di segreto o inedito c’è ben poco, forse nulla: i personaggi sono noti, le situazioni, i luoghi, vicende con i relativi retroscena risultano tutti abbondantemente esplorati dalla letteratura e dalla storiografia, benché inconsueti e sconosciuti, forse, a molti visitatori della Città Eterna e certamente anche alla maggior parte di romani, che – come sempre accade a chi in un posto ci vive – non sente il bisogno di documentarsi per saperne di più. Augias sceglie gli episodi e i particolari che possano risultare più accattivanti, rivelando un certo gusto per il truculento ed il piccante, che appaiono, evidentemente, il prodotto più appetibile. Ed, in effetti, sa catturare l’attenzione del lettore, anche perché la sua scrittura, precisa ad accurata ma non accademica, risulta sempre accessibile e gradevole.
GIUSEPPE CULICCHIA, Torino è casa mia, Contromano, Editori Laterza, 2005 e 2009 (n. ediz. ampliata)
Figlio di un siciliano immigrato a Torino nel lontano 1946, Culicchia nella città sabauda ci è nato (nel 1965) e si considera torinese a pieno titolo. Anzi, di più: per lui Torino non è solo la sua città, ma addirittura casa sua. Tanto che per parlarne usa appunto lo schema di una normale abitazione, e costruisce un percorso attraverso i diversi quartieri e luoghi significativi come se si muovesse all’interno di un semplice appartamento. La stazione di Porta Nuova rappresenta l’ingresso, via Roma è il corridoio, la cucina è Porta Palazzo, e così via fino al garage, che è rappresentato dalla Piazzetta Reale. Inutile dire che il salotto coincide con Piazza San Carlo. La scrittura è sempre scorrevole e leggera, talvolta con punte di autentico divertimento. Ma i contenuti sono seri e la visione delle cose non rimane mai superficiale o scontata: quindi, a mio parere, una lettura davvero utile ed istruttiva, che senza cadere nel didascalismo fine a se stesso, sa mantenere il tono scanzonato con cui nelle chiacchiere fra amici si affrontano gli argomenti che premono, quelli che stanno più a cuore, e magari qualche volta fanno anche soffrire.
MAURIZIO CUCCHI, La traversata di Milano, Mondadori, 2007
Questa non è un libro facilissimo, perché, paradossalmente, il suo maggior pregio è anche il suo principale difetto, almeno agli occhi di chi non conosce la città nei minimi particolari e, pur desideroso di uscire dai binari più triti dei luoghi comuni, vorrebbe almeno essere in grado di orientarsi, trovare dei punti di riferimento, insomma capirci qualcosa. Nel caso di una visita effettiva in loco, come di una semplice lettura a scopo, per così dire, accademico.
La caratteristica che determina questa sostanziale ambiguità è data dall’estrema specificità degli argomenti trattati, per cui anche il più curioso dei lettori, dopo l’iniziale esaltazione per la novità e il sapore inedito delle informazioni, finisce per perdersi, vedendo sfilacciarsi i contorni del proprio “orizzonte d’attesa” e dovendo spesso ammettere che la propria enciclopedia mentale non basta più a indicare la rotta. Riporto dalla quarta di copertina: Cucchi non ci illustra solo i monumenti più gloriosi, ma anche i parchi, le viuzze recondite, le periferie. Ridà voce ai tanti scrittori che nella città meneghina hanno trovato la loro musa, da Stendhal a Gadda, ma anche ai “milanesi qualunque”, alle loro storie di amore e di lavoro: una galleria di ritratti e di aneddoti che riempiono di sapore e di vita la città, e che la rendono familiare, nobile, ricca.
Il libro- una guida spirituale e letteraria per gli amanti Milano – quindi, allo stesso tempo attrae e respinge: perché la traversata di Cucchi riguarda sia la città reale – di cui calca strade e piazze, mostra grandiosità e rivela segreti – e la città invisibile – fatta di voci, di memorie, di fantasmi vivissimi. E se la prima è sempre e comunque affascinante, la seconda, ad occhi profani, talvolta può risultare estranea e persino un po’ astrusa.
ELENA STANCANELLI, Firenze da piccola, Contromano, Editori Laterza, 2006
Scrittrice e giornalista (collabora fra l’altro con la Repubblica), la Stancanelli è fiorentina di nascita e romana d’adozione. Qui ricorda la propria città, dove ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza, con un misto di nostalgia e di polemica. Il primo sentimento sorge quasi obbligato quando si ripensano gli anni del proprio passato, a torto o a ragione considerati “ i migliori anni della nostra vita” e ne ripercorre la mappa, rivedendo con lo sguardo della memoria luoghi e atmosfere. La seconda deriva dalla riflessione critica acuta e spassionata di chi ama la propria città e i suoi abitanti, ma non può fare a meno di notarne difetti e contraddizioni. Perché, qui si parla anche di politica, economia locale, scelte amministrative e gestione delle risorse. E, come si legge sulla bandella di copertina: Firenze è come una bella donna che usa la sua bellezza soltanto per essere bella…con tutte le conseguenze del caso.
MATTEO CULLURA, In Sicilia, TEA, 2006 (Longanesi 2004)
Siciliano di Agrigento, trapiantato a Milano per la sua attività presso il “Corriere della Sera”, Collura è appunto giornalista, saggista e romanziere. Con questo libro ci offre “un viaggio sentimentale” nella sua isola d’origine, raccontata, secondo quanto lui stesso dichiara, come se si trattasse di dipingere un quadro o di usare la macchina fotografica, ovvero con intenzione e modalità squisitamente visiva, talvolta anzi addirittura visionaria. Tanto sono vividi, infatti, i colori e le immagini di questa terra sontuosa e difficile, martoriata dalla Storia e dagli uomini, eppure magnifica ed amatissima. Ma in primo piano non sono soltanto gli aspetti visivi: anche i suoni, i profumi, le atmosfere sono ben presenti e si impongono all’attenzione – e alla memoria – del lettore. E poi, naturalmente, le persone e i personaggi, siciliani e visitatori, illustri e sconosciuti, personaggi storici e contemporanei, uomini d’ogni estrazione, carattere e mestiere, che compongono tutti insieme un quadro complesso e fantasmagorico che parte dalla vita vera ed arriva la mito. O viceversa. E così appassionante da leggersi davvero come un romanzo. La qualità letteraria del libro è confermata dallo stile della scrittura, sempre intensamente espressivo e raffinato, a tratti persino poetico.
TIZIANO SCARPA, Venezia è un pesce, Einaudi, 2000
Questa vuole essere una guida speciale per una città speciale, anzi specialissima, quella per definizione diversa da tutte e da tutto. Su cui sembrerebbe non potesse esserci più niente di nuovo da dire, perché ogni cosa è già stata detta, raccontata, dipinta, fotografata e filmata. E invece no. Tiziano Scarpa, infatti, riesce ad inventarsi ancora qualcosa di inconsueto e sorprendente. Intanto, affronta il pesce-Venezia in senso, per così dire, anatomico o fisiognomico, dai piedi alla coda (passando attraverso mani, cuore , occhi, orecchie, bocca, eccetera). Poi, ad ogni parte anatomica abbina descrizioni, considerazioni, notizie, commenti nati dalla storia, dalle memorie ricordi personali, da episodi di vita vissuta, dalle letture e dalle svariate esperienze culturali che ha personalmente affrontato. Nota dominante del libro sono i riferimenti letterari, davvero abbondantissimi, riportati testualmente o tramite citazioni, riprese e collegamenti. Mentre ci avverte con un sorriso agrodolce che, comunque, da troppa bellezza è necessario difendersi per non esserne sopraffatti, l’autore ricorda e racconta con brio ed ironia, andando apparentemente a ruota libera, senza evidenti criteri organizzativi del discorso, ma snocciolando quasi per caso un ricco bottino di informazioni e di dritte utili al foresto come all’indigeno. Per visitare e “sentire” la sua Venezia in modo poco turistico ma molto più vero.
T. JONGLEZ e P. ZOFOLI, Venezia insolita e segreta, Le guide scritte dagli abitanti, Ed. Jonglez, 2011
Questo forse, tra quelli qui presentati, è il libro che più corrisponde al genere della guida inteso in senso tradizionale, ovvero come strumento da portare con sé nel corso di una visita in città. Ma, come recita il titolo, la selezione dei “luoghi notevoli”, quindi dei temi e delle proposte, si basa su un criterio molto specifico e pertanto, rispetto alle guide solite, questa vuole porsi come qualcosa di diverso e di alternativo, o quanto meno complementare. Caratteristica che la rende adatta non tanto al turista venuto da lontano (il cosiddetto foresto), che quasi obbligatoriamente dovrà o vorrà fermarsi ai monumenti più importanti e famosi, quanto a chi vuole approfondire e soprattutto sbizzarrirsi con qualcosa di veramente inconsueto e particolare. In altre parole: al veneziano curioso. Ammesso che esista ancora.
Organizzata in base ai diversi sestieri, Venezia insolita e segreta costruisce degli itinerari lungo avvalendosi di una taglio editoriale ad hoc, per cui l’esposizione non è uniforme o continuativa, anzi, il discorso principale viene sistematicamente interrotto e movimentato da moltissimi riquadri, “finestre”, richiami in cui si forniscono informazioni ulteriori, si approfondiscono le rivelazioni, si raccontano pettegolezzi storici, si spiega il significato di alcuni termini del dialetto o di locuzioni tipiche relative alla vita veneziana. E, soprattutto, si bisbigliano le curiosità più succose e si svelano nuovi segreti, ognuno più intimo e stuzzicante dei precedenti. O presunto tale. In effetti questa guida è intrigante proprio perché dà la e sensazione – illusoria ma indubbiamente gratificante – di metterti al corrente di qualcosa di speciale ed esclusivo, qualcosa che gli altri non sanno e che ti porta perciò a far parte di una qualche specie d’èlite (!).
MARIA PEROSINO, Io viaggio da sola, Einaudi, 2012-13
Nessuna meta è qui indicata in modo programmatico, bensì una marea di consigli pratici e, occasionalmente, vere e proprie chicche interessanti anche a scopo turistico. Per questo libro utile e godibilissimo non trovo nessuna presentazione più azzeccata ed efficace di quella che ci offre la stessa autrice (morta di recente a soli cinquantadue anni): Viaggiare da sole, me ne sono accorta rileggendo la mia vita a ritroso, significa non tanto, o non solo, imparare a convivere con la solitudine e a cavarsela in occasioni non sempre prevedibili. Significa soprattutto imparare a fare amicizia con i luoghi in cui capita di trovarsi, per scelta, per lavoro, per fuga… E con quello che questi luoghi si tengono dentro. La questione, credetemi, non investe i massimi sistemi, non implica domande tipo chi sono, dove vado, da dove vengo. Implica domande più normali: cosa mangio stasera? e dove? cosa metto in valigia, visto che la suddetta valigia devo trascinarmela in giro senza braccia maschili di supporto? come passo il tempo in treno? come do una lezione a un oste arrogante?E poi, sempre e soprattutto, come fare in modo che quest’esperienza, che è insieme esperienza di viaggio e di vita, non sia un ripiego, ma sia capace di regalare la stessa fragranza che siamo abituate ad attribuire alle cose che ci succedono, o vogliamo che ci succedano?A volte noi donne ci dimentichiamo le istruzioni per l’uso dell’intelligenza, dell’astuzia, della simpatia. Questo libro racconta la mia, di storia, e vorrei che leggerlo fosse un po’ come fare una chiacchierata tra compagne di viaggio.