Siamo alla TERZA puntata del racconto da continuare e inventare in modo autonomo. Per vedere la puntata precedente, clicca qui.
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Nella cerchia d’amicizie d’i Natalino s’usava passare la fine settimana fuori città in comitiva, secondo una consuetudine che per molti di loro durava dagli anni studenteschi, e che s’era estesa alle fidanzate e poi alle spose e alle figliolanze, nonché alle balie e governanti, e in alcuni casi ai parenti acquistati e a nuove conoscenze d’ambo i sessi. Ma poiché la continuità delle frequentazioni e abitudini non era mai venuta meno, Natalino poteva far finta che nulla fosse cambiato col passare degli anni e che quella fosse ancora la comitiva di giovanotti e di ragazze d’una volta, anziché un conglomerato di famiglie in cui egli resta va il solo scapolo superstite.
Sempre più spesso , in queste gite montane o marine, al momento della foto di gruppo familiare o interfamiliare, era richiesto l’intervento d’un operatore estraneo , magari d’un passante che si prestasse a premere lo scatto dell’apparecchio già messo a fuoco e puntato nella direzione voluta. In questi casi Natalino non poteva rifiutare i suoi servigi: raccoglieva la macchina dalle mani d’un genitore o d’una genitrice che corre vano a piazzarsi in seconda fila sporgendo il collo tra due teste o ad accoccolarsi tra i più piccoli; e concentrando tutte le sue forze nel dito preposto all’uso schiaccia va il grilletto.
Le prime volte un inconsulto irrigidirsi delle braccia deviava la mira a catturare alberature d’imbarcazioni o guglie di campanili, o a decapitare nonni e zii. Fu accusato di farlo apposta, biasimato per un cattivo genere di scherzi. Non era vero: la sua intenzione era di concedere il dito come docile strumento della volontà collettiva, ma intanto di servirsi della momentanea posizione di privilegio per ammonire fotografi e fotografati sul significato dei loro atti.
Appena il polpastrello raggiunse la voluta condizione di distacco dal resto della sua persona e individualità, egli fu libero di comunicare le sue teorie in argomentate allocuzioni, inquadrando nel contempo riuscite scenette d’insieme. (Alcuni casuali successi erano bastati a dargli disinvoltura e confidenza con i mirini e gli esposimetri).
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