Tre parole per definire Città di vetro di Paul Auster e fare ordine nella “babele” del romanzo.
Nel pomeriggio di giovedì scorso, per iniziare l’incontro del gruppo di lettura, ci siamo sfidati a definire con tre sole parole il romanzo Città di vetro di Paul Auster, apparentemente da questa sorta di gioco ne è uscito un elenco sconfortante: angosciante, disagio esistenziale, imprevedibile, squallido, triste, opprimente, labirinto, solitudine, farraginoso, demenziale, angoscioso, dispersivo, folle, con personaggi folli, inquietante, catturante, risucchiante, viaggio interiore, immagini viste su di uno specchio rotto, “un mambo jumbo scritto da un trickster”*.
Apparentemente sconfortante perchè, al contrario, ne è risultata una conversazione ricchissima.
Tanto ricca da stimolare il desiderio di rileggerlo immediatamente in chi non aveva gradito del tutto il romanzo a una prima lettura.
Non si tratta certamente di una lettura semplice, scritto con uno stile magistrale, mette a dura prova anche il lettore più forte.
Nonostante tutto ma, allo stesso tempo, per gli stessi motivi che hanno sconcertato molti, per tutto quello che il romanzo contiene, rinvia, allude, fa provare, sentire, il gruppo desidera suggerirne la lettura.
Ecco alcuni dei suggerimenti per la lettura di Città di vetro e, anche, per la sua non-lettura:
“prenditi la tua pazienza, leggilo due volte, è un libro molto difficile da seguire, ma alla fine è molto interessante, per l’abilità dell’autore, per l’intreccio, per la continua indeterminatezza che ti spiazza,
se devi leggerlo per passare il tempo mentre sei in treno…meglio di no”
“è un libro scritto molto bene, possiede un intensità di linguaggio che fa pensare alla complessità della realtà, lo consiglio alle persone che non siano troppo razionali e scientifiche”
“non lo consiglio perchè è troppo legato all’io dello stesso autore, a un vissuto limitato, senza una apertura allo sfondo sociale”
“ai lettori stra-razionali, che fondano la loro vita solo sulla logica non lo consiglio; ai lettori a cui piace spaziare, volare con la fantasia lo consiglio tantissimo”
“lo consiglio a chi ama giocare con le immagini, con le parole, con i rapporti fra le persone, a chi è convinto che esistano piani diversi di approccio alla realtà”
“è un peccato non leggerlo perchè, se non lo si legge, non si può gustare l’abilità dell’autore a tenere in piedi storie, immagini, vicende che sembrano non concludersi, ma che fanno tanto pensare…suggerisco di avere tanta pazienza, tornare a rileggerlo, perchè più lo rileggi, più capisci, più rifletti”
“da amante del cinema, lo sconsiglierei vivamente ai cultori di Hitchcock, e lo consiglierei caldamente agli appassionati di Antonioni”
“lo consiglierei perchè è come inforcare un altro paio di occhiali per leggere la realtà e te stesso; lo consiglio alle persone molto razionali come “libro di meditazione”, alle persone più fantasiose perchè vi risuoni dentro”
“è un modo per fermarsi e pensare a noi stessi, alla società”
Un ultimo suggerimento: dal romanzo è stato realizzato un fumetto con adattamento e sceneggiatura di Paul Karasik e David Mazzucchelli, traduzione italiana di Carlo Oliva, disegno di David Mazzucchelli, da non perdere.
L’immagine in evidenza è tratta da Pixabay.com
*discorso senza capo ne coda scritto da persona “furba”, da un imbroglione
Bravo Alessandro, hai sintetizzato al meglio l’incontro che hai condotto in modo molto piacevole.
Ho partecipato alla riunione senza aver letto il libro e la discussione mi aveva oltremodo incuriosita. Mi sono dedicata con calma alla lettura e il libro mi ha preso.
L’ho trovato originale nella struttura, con una prosa molto intensa, ricco di riflessioni.Buona lettura a chi non ama i libri banali e scontati!!