L’attualità del messaggio di Janusz Korczak
L’ultimo viaggio
Il libro ci presenta il dottor Korczak tramite il racconto in prima persona di Szymek, un ragazzino appena adolescente che si trova, come era d’uso nella Casa dell’Orfano, a dover fare da referente e guida ad un bambino più piccolo, giunto all’orfanotrofio poco prima della deportazione degli ebrei nel ghetto di Varsavia.
Il diritto del bambino al rispetto
Korczak ha cambiato la storia della pedagogia occidentale, e dei diritti dell’infanzia. I suoi saggi sono stati pubblicati non molto tempo fa in Italia da una piccola casa editrice, la Luni. Fu un precursore delle lotta a favore di una totale uguaglianza dei diritti del bambino, nel libro Come amare un bambino (redatto nel 1914 e pubblicato nel 1929), Korczak richiedeva proprio la costruzione di una Magna Charta Libertatis dei diritti del bambino. Il suo lavoro Il diritto del bambino al rispetto è stato preso quale base per la formulazione della Carta internazionale dei diritti del fanciullo del 1959.
“Non calpestare, non umiliare, non fare del bambino uno schiavo di domani; lasciar vivere senza scoraggiare né strapazzare né far fretta” (Janus Korczak, Il diritto del bambino al rispetto, Luni editrice, p.59).
E ancora: “Voi mi dite: “Siamo stanchi di stare con i bambini”. Avete ragione.
E dite ancora: “Perché dobbiamo abbassarci al loro livello. Abbassarci, chinarci, piegarci, raggomitolarci”.
Vi sbagliate. Non questo ci affatica, ma il doverci arrampicare fino ai loro sentimenti. Arrampicarci, allungarci, alzarci in punta di piedi, innalzarci. Per non ferirli.“
“La marcia del Vecchio Dottore, di Stefania Wilczynska e degli gli altri educatori alla testa dei duecento bambini dell’orfanotrofio attraverso le strade del ghetto è giustamente entrata nell’iconografia e nella leggenda. Non è però l’unico esempio di educatori che abbiano volontariamente seguito i bambini ai vagoni per Treblinka [n.d.r. nello stesso giorno di Korczak, furono deportati altri 4000 orfani insieme ai loro educatori]. Tutti costoro, e certamente molti altri ancora, avrebbero potuto cercare una se pur improbabile salvezza, ma hanno scelto di non abbandonare i propri protetti.” (Tratto da: Laura Quercioli Mincer, “Un manicomio o un carcere. Il Diario del Ghetto di Janusz Korczak” in Janusz Korczak, un’utopia per il tempo presente, “Quaderni di Palazzo Serra” 24, 2014).
Per approfondire segnaliamo i seguenti link:
- “Non ci è concesso lasciare il mondo così com’è.” L’attualità del ricordo di Janusz Korczak
- “Janusz Korczak: un’utopia per il tempo presente“, numero monografico della rivista del Dipartimento di Lingue e Culture Moderne dell’Università di Genova, scaricabile gratuitamente. Il volume riunisce 15 contributi di autori italiani, israeliani e polacchi, e presenta anche svariate immagini, alcune inedite in Italia.
- Dal Blog Teste fiorite: Il dottor Korczak: “L’ultimo viaggio” e “Il diritto del bambino al rispetto”
In un mondo in confusione questo ci aiuterà a riflettere.
Avevo letto molte storie sulla deportazione, questa un po’ meno, lascia tanto spazio al coraggio ma anche alla tristezza ma il messaggio e la testimonianza non possono e non devono finire nell’oblio della coscienza di ciò che è stato e che, purtroppo in tempi e modalità diverse, continua ad essere. Chi ne è consapevole ha una grande responsabilità: continuare con coraggio nell’impresa di tenere accesa la luce della coscienza umana anche quando eventi nefasti tramano per la sua estinzione.