I quindicimila passi del Gruppo di Lettura
In questo periodo è di moda contare i passi che si fanno giornalmente, e questa abitudine nasce dal desiderio di trovare il proprio benessere, di fare una vita sana e poco sedentaria. Una situazione tutta diversa rispetto a quella che si trova nel libro di Vitaliano Trevisan “I quindicimila passi“. Questa è la storia di una mente assediata (cfr. blog dietroleparole.it) di una liberazione e di una fuga, tutto nell’arco di un lunghissimo tragitto a piedi.
Thomas conta i passi. Da casa alla questura, millecinquantatre passi. Da casa al tabaccaio, settecentonovantuno, da casa allo studio del notaio Strazzabosco a Vicenza, quindicimila passi. Conta con una precisione metodica, senza mai lasciarsi distrarre, perché il vuoto che si porta dentro va riempito di incombenze continue, contare, camminare, calcolare, gesti esatti, netti, in un tentativo ossessivo di fuga dalla solitudine e dalla morte che lo incalzano.
Il libro ha suscitato nel Gruppo di lettura UNO una discussione vivace. Molti hanno avuto la sensazione di un romanzo inquietante e triste, ma che comunque porta a riflettere su molte tematiche importanti come l’ambiente e l’urbanizzazione selvaggia.
La follia di una strada che agli occhi del protagonista è sempre una sola, circondata da quello che a lui pare un bosco e che invece non è niente, solo veleno e discarica e cancrena urbanistica di una provincia veneta ridotta a una scheletrica e desolata terra industriale.
Lo stile del romanzo con poca punteggiatura, la narrazione in prima persona e la costante espressione delle riflessioni interiori (quasi un flusso di coscienza) contribuiscono ad evidenziare i problemi del protagonista: senso di abbandono, solitudine, il tema del suicidio. In gruppo ci siamo chiesti: il fratello esiste o non esiste?
Durante la discussione è stato interessante scoprire che l’interpretazione del finale non risulta per nulla scontata, anzi, in gruppo sono emerse più interpretazioni del libro, e tutte plausibili.
Abbiamo evocato in gruppo le tre B di riferimento del libro:
B come Francis Bacon. Il brano che descrive lo specchiarsi del volto allo specchio non può non far venire in mente gli innumerevoli ritratti di Bacon.B come Thomas Bernhard sicuro riferimento letterario di Trevisan.
B come Samuel Beckett
“Prima dell’alba” di Malaguti: romanzo storico? Romanzo di invenzione?
Come può un romanzo raccontare un capitolo della nostra storia?
Con l’anniversario della Grande Guerra si torna a discutere del dramma di Caporetto. Paolo Malaguti affronta l’argomento in un modo particolare, con un’opera narrativa dedicata alla memoria dell’artigliere Alessandro Ruffini, fucilato a Noventa il 3 novembre 1917, perché al passaggio di un generale non si era tolto il sigaro di bocca.
La sola dedica ci fa comprendere l’attenzione dell’autore per le tante storie che hanno disegnato quel periodo, si tratta infatti di una narrazione storica “dal basso”. E inoltre non si trova alcuna retorica nel romanzo che, anzi, cerca di fare luce sulla misteriosa morte di Andrea Graziani. Il comandante supremo Luigi Cadorna, con uno degli ultimi atti ufficiali prima di passare le consegne ad Armando Diaz, aveva dato l’incarico a Graziani di coordinare e sovrintendere il movimento di sgombero.
Sgombero nel linguaggio burocratico indicava la ritirata, o anche la fuga, di Caporetto.
Malaguti definisce la sua attività con la parola “indagatore“, perché dietro ai suoi scritti c’è tanta ricerca e poca invenzione. Così sviluppa il suo romanzo su due piani: la narrazione della vita al fronte e in parallelo una indagine di sapore giallo sulla morte non chiarita di Andrea Graziani.
Un tuffo dal treno
Graziani, nato a Bardolino nel 1864, durante uno dei periodici viaggi da Roma a Verona, la sera del 27 febbraio 1931, all’altezza di Calenzano, vicino a Firenze, cadde dalla carrozza di prima classe e fu ritrovato morto la mattina seguente a una certa distanza dai binari.
Suicidio o omicidio?
Il giudice Cosentino, incaricato delle indagini, aprì l’inchiesta al mattino e la chiusa la sera stessa, nonostante ci fossero molti dubbi che un vecchio carico di onori spiccasse un atletico salto da un treno in corsa per farla finita. Mussolini non voleva scandali attorno alla morte di quell’«eroe» della Prima Guerra Mondiale e fece intervenire l’Ovra per mettere tutto a tacere. Ma molti dubbi furono avanzati da subito e se ne trova una eco nella voce dedicata al generale pubblicata pochi mesi dopo l’accaduto dal Dizionario biografico degli italiani (Dino Messina da “Scaffale di storia”).
Sabato 19 maggio 2018 a Treviso, discuteremo di questo e di molte altre cose con gli autori Paolo Malaguti, Vitaliano Trevisan e Ginevra Lamberti all’incontro dei Gruppi di lettura in Veneto.