Qualche appunto dagli ultimi incontri dei Gruppi di lettura
Sempre difficile raccontare le conversazioni che avvengono nei gruppi di lettura. Il libro letto e i lettori presenti all’incontro creano una atmosfera che non è del tutto trasmissibile. Qualche appunto, però, ci viene sempre voglia di scriverlo. Speriamo possa diventare un buon consiglio di lettura per ogni lettore di passaggio in questo Blog.
Negli ultimi due mesi il gruppo di lettura Blu e il gruppo Rosso/Verde hanno letto dei libri molto interessanti e davvero molto diversi tra loro.
La lunga attesa dell’angelo di G. M. Mazzucco, Cambiare l’acqua ai fiori di Valerie Perrin e Il miglio verde di Stephen King.
Cambiare l’acqua ai fiori
Ci sono romanzi che diventato dei veri casi editoriali per il successo che riscuotono. Un po’ grazie al passaparola, un po’ per merito di recensioni positive, fatto sta che “Cambiare l’acqua ai fiori” è stato in testa alle classifiche per moltissimi mesi ed è stato anche scelto come lettura per l’anno 2023 nell’ultimo book contest dei nostri Gruppi di Lettura.
La discussione con entrambi i gruppi ha confermato il trend mondiale quasi all’unanimità, proclamandolo un libro meritevole di essere letto, analizzato e condiviso.
Molti lettori avevano già affrontato queste pagine quando il libro era fresco di stampa, ma la rilettura in vista della condivisione con il Gruppo ha permesso ai più di cogliere molte sfumature interessanti.
Una su tutte è la forza e la resilienza che emerge nel ritratto della protagonista: Violette, una donna che nonostante le molteplici difficoltà cui la vita l’ha sottoposta, è capace di dare ascolto e di offrire parole di conforto a tutte le persone che visitano i propri cari nel suo cimitero. Anche il camposanto acquisisce una dimensione nuova. Se è sempre stato visto e vissuto come un luogo cupo e di sofferenza, grazie alle parole di Valérie Perrin, diventa uno spazio in cui è possibile trovare consolazione ed energia per affrontare la vita.
Questo romanzo è un caleidoscopio di figure e di colori: un po’ come i diversi fiori che Violette cura con tanta dedizione, ogni personaggio aggiunge una sfumatura unica al racconto. Il ritmo della scrittura è decisamente avvincente, lo si legge in maniera scorrevole e il mistero che fa da filo conduttore a tutta la narrazione incrementa il desiderio di proseguire velocemente nella lettura.
Indubbiamente è un romanzo che ha tanto, per alcuni lettori forse “troppo”, ci sono personaggi e vicende che appesantiscono e rallentano la lettura, ma l’architettura complessiva è ben studiata e anche un personaggio negativo come Philippe, il marito di Violette, è perfettamente costruito e armonizzato alla storia pur nella sua negatività.
“Cambiare l’acqua ai fiori” ha unito tutti i lettori e ha confermato ancora una volta come la lettura possa essere salvifica e come, a detta di una lettrice del gruppo, “la scrittura sia la forma d’arte più bella che esista”.
L’incontro si è concluso con dei consigli di lettura innescati da queste pagine, in particolare il libro “Da qualche parte verso la fine” che offre un pretesto per profonde riflessioni sul momento dell’addio.
La lunga attesa dell’angelo
Un libro scritto “con il pennello” così è stato definito il libro della Mazzucco perché lo ha scritto come fosse un affresco in movimento, simile alla pittura del Tintoretto. La narrazione è stata definita “sontuosa” ed è stata apprezzata la narrazione retrospettiva.
L’autrice è riuscita a calarsi nel lingiaggio/atmosfera del periodo, restituendoci anche una immagine molto forte (anzi più immagini) di Venezia. Durante la lettura, i colori, i profumi e gli odori salgono dalle pagine e raggiungono il lettore. Questa è una impressione condivisa da quasi tutto il GdL.
La Tintoretta come donna (forse anche come artista) rimane un punto di domanda. Prevale la narrazione del rapporto simbiotico e amoroso tra padre e figlia, e il racconto di questa relazione contraddittoria. Tintoretto risulta un uomo liberale per l’epoca in cui ha vissuto, ma una figura oppressiva nel rapporto con le figlie. Pur con tutti i distinguo necessari a non interpretare il passato co gli occhi di oggi, comunque nella discussione è emerso il disagio verso questo rapporto possessivo nei confronti delle donne.
Dopo il dialogo sono stati dati dei suggerimenti per approfondire.
Di seguito i link:
Tintoretto spiegato da Melania Mazzucco
L’artista che uccise la pittura
Il miglio verde
La lettura di Stephen King è tra le proposte di Loredana Lipperini per i Gruppi di lettura in Veneto.
Come ogni anno i gruppi di lettura della Biblioteca aderiscono a “Un anno vissuto letterariamente” scegliendo, tra i titoli proposti, alcune letture. King, un re che non era stato mai affronato dai GdL, quest’anno ha trovato posto nel programma delle letture sorprendendo molti/e lettori scettici o intimoriti dalla sua narrazione.
La storia del Miglio verde è nota. Molti/e nel gruppo avevavo visto il film, ormai parte della storia del cinema. Molte lettici/lettori, però, non avevano mai letto nulla di S. King e questa è diventata una sfida per chi era un po’ scettico verso questo autore o chi semplicemente ne aveva “paura”. E’ stato interessante ascoltare da due lettrici che avevano scoperto che le loro mamme erano state accanite lettrici di King, quando ci si crea falsi “stereotipi” di lettori o lettrici…
Il gruppo è rimasto molto colpito dalla capacità di King di raccontare il bene e il male sempre intrecciati tra di loro e nel contempo dalla sua capacità di portare la vita dentro a istituzioni “mortifere” come il carcere.
Il bene non è “magico” è mescolato nella complessità della realtà.
E’ stato notato che l’autore procede per iperboli. La prima cosa che l’autore presenta, spesso non è quella che ci vuole indicare. Il focus non è esattamente la pena di morte, ma la situazione di ingiustizia sociale/politica della società americana.
Interessante l’attenzione data dai partecipanti ad un personaggio molto particolare: Mr. Jingles, il topolino. Un topo rilevatore di emozioni, che accompagna il cambiamento di Delacroix negli ultimi giorni di vita.
Molto interessante per il gruppo la riscoperta/scoperta di questo autore che ha segnato la narrativa del nostro tempo. Un libro che fa riflettere, e insieme una narrazione che tiene avvinto il lettore grazie al ritmo e alla suspence, tipica della pubblicazione a puntate, che ha mantenuto anche quando è stato edito in volume.
Sull’opera di Stephen King la critica si è espressa in modo vario. Interessante la ricostruzione fatta da Nicola Lagioia in un suo articolo apparso su Internazionale.
I bravi critici letterari, e ancor di più gli scrittori di valore, sanno quant’è impegnativo non solo trovare una buona lingua, ma anche mettere in piedi una struttura che sia all’altezza della storia che si vorrebbe raccontare. Soprattutto è difficile creare un’atmosfera in grado di trasportare all’istante il lettore in quella zona magica dove la verità del mondo si sente in modo molto intenso pur sottraendosi a una spiegazione definitiva. Ogni scrittore di peso, ciascuno a proprio modo, è capace di un simile prodigio.
E, continua Lagioia:
Come si ottiene questa atmosfera? È tutto frutto del lavoro sulla lingua? In certi casi sì, ma molto spesso la lingua da sola non basta. È la lingua che trova nella giusta struttura narrativa la cassa di risonanza ideale per toccare le nostre corde più nascoste? Sì e no. Prendete Philip K. Dick. La bella prosa gli è estranea, e le idee veramente geniali nei suoi libri si alternano a capitoli in cui gli eventi sono montati gli uni sugli altri con una farraginosità da b-movie. Eppure, tutto questo crea misteriosamente l’atmosfera giusta. Ci sentiamo catapultati in una dimensione (il mondo di Ubik e Palmer Eldritch) nella quale ci sembra di vedere in pieno cose che avevamo intuito fuggevolmente nei momenti più ispirati della nostra vita.
… Con Stephen King succede più o meno la stessa cosa. La sua scrittura non sembra uscita da un raffinato salotto parigino ma da una nuvola di polvere, scintille e segatura per come potrebbero vorticare in un ferramenta del Maine dove si ascoltano solo gli AC/DC. La drammaturgia è a propria volta l’equivalente di una grande costruzione in muratura piuttosto rozza, all’interno della quale l’assoluta ordinarietà di muri portanti, disegno delle stanze e arredamento si infrange nel sospetto di soluzioni architettoniche più imprevedibili.
Molto interessante anche l’introduzione a “On writing” di Loredana Lipperini.
Per King “tutto può diventare racconto, la gonna rossa della compagna di scuola povera e goffa e gli avanzi putridi delle aragoste nelle tovaglie che arrivano in lavanderia. Perché le storie sono fossili sepolti, frammenti di mondi altri che ti capitano per le mani in modo imprevisto: la scrittura non è acqua sorgiva che zampilla dalla roccia, ma è impastata di fango.” E infatti la gente: “ha realmente paura e quello che King fa nei suoi libri è portarti nella stanza dove giace il più oscuro dei traumi, quello davvero immedicabile…”