[…] in una giornata d’inverno […] mia madre, vedendomi infreddolito, mi propose di prendere, contrariamente alla mia abitudine, un po’ di tè. […]
Ed ecco macchinalmente oppresso dalla giornata grigia e dalla previsione d’un triste domani, portai alle labbra un cucchiaino di tè, in cui avevo inzuppato un pezzetto di Madeleine. Ma, nel momento stesso che quel sorso misto a briciole di biscotto toccò il mio palato, trasalii, attento a quanto avveniva in me di straordinario. Un piacere delizioso m’aveva invaso, isolato, senza nozione della sua causa […]
(M. Proust, La strada di Swann)
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[…] Ci hanno educate così. Libri, purè, pane e burro: bisogna finire quello che c’è nel piatto. E’ la nostra filosofia da sempre.
(Alan Bennett, La sovrana lettrice, Adelphi, Milano, 2007)
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[…] Stava anche scoprendo che un libro tira l’altro; ovunque si voltava si aprivano nuove porte e le giornate erano sempre troppo corte per leggere quanto avrebbe voluto. […]
La lettura è disordinata, dispersiva e sempre invitante. Il ragguaglio esaurisce la questione, la lettura la apre.
(Alan Bennett, La sovrana lettrice, Adelphi, Milano, 2007)
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“I libri sono una cosa fantastica, vero?” disse Sua Maestà al prorettore, che ne convenne.
“Alla lunga rendono più teneri,” aggiunse “anche se non vorrei parlare come una bistecca!“.
Il prorettore concordò di nuovo, pur non avendo capito la battuta.
(Alan Bennett, La sovrana lettrice, Adelphi, Milano, 2007)