Il libro di Richard C. Morais Madame Mallory e il piccolo chef indiano era già stato pubblicato con successo qualche anno fa dall’editore Neri Pozza, ma sull’onda del film di Lasse Hallstrom, che lo ha portato sul grande schermo, è stato ripubblicato con lo stesso titolo del film: Amore, cucina e curry.
Sono sempre più frequenti questa “contaminazioni” tra libri e film, ma ora non perdiamo di vista il libro che ci racconta il rapporto tra culture e cibo partendo da una storia vera.
Il protagonista, Hassan Haji, secondogenito di sei figli, è nato sopra il ristorante di suo nonno, in Napean Sea Road a Bombay, vent’anni prima che fosse ribattezzata Mumbai. Ed è cresciuto guardando la figura esile di sua nonna che sfrecciava a piedi nudi sul pavimento di terra battuta della cucina, tra fornelli e piatti prelibati, e suo padre, il grande Abbas, che girava tutto il giorno per il suo locale a Bombay, gridando ordini e accogliendo col sorriso sulle labbra gli ospiti.
Dopo la tragica scomparsa della madre di Hassan, la famiglia si sposta prima a Londra e poi a Lumière, nel cuore della Francia, e Hassan, il “prescelto” prende il posto della nonna Ammi ai fornelli della Maison Mumbai, il ristorante aperto dal padre Abbas.
Il ristorante suscita le ire di madame Mallory, proprietaria del lussuoso ristorante situato proprio dall’altra parte della strada. La grande chef, apprezzata da gente come Valéry Giscard d’Estaing e il Barone de Rothschild, premiata con le stelle dalla guida Michelin, non può sopportare di avere dall’altro lato della strada un bistrò indiano: una contaminazione inaccettabile per madame!
Non sveliamo oltre, lasciamo la curiosità di scoprire la storia così come si dipana nella contrapposizione tra la cucina sentimentale indiana e quella francese scientifica. Una lettura quasi terapeutica in un momento come quello attuale di grande conflittualità tra culture diverse.
Perché leggerlo? perchè appassiona, regala momenti di divertimento, e fa venire l’acquolina in bocca.
I personaggi dai tratti forti e colorati e il ritmo della scrittura lo rendono accattivante e piacevole alla lettura. Quasi una fiaba che sa far sorridere e riflettere, appetitosa per il cervello e il palato.