NARRA E RACCONTA – 3.

Buon cibo a Carnevale: sapori d’autore

Venezia è un pesce di Tiziano Scarpa

Con affettuoso stupore l’autore racconta la sua Venezia, ne descrive le tradizioni, le abitudini e i locali storici. A carnevale non può mancare una sosta gustosa in qualche buon bacaro.

Le vetrinette dei bacari ti offrono mezze uova sode, saltimbocca di carne in umido, nervetti, masanete, folpi, baccalà mantecato… Naturalmente vanno innaffiati con un’ombra…

Sillabario veneto di Paolo Malaguti

A Carnevale non possono mancare gli gnocchi!
Sfogliando Sillabario Veneto di Paolo Malaguti troviamo una voce dedicata proprio allo “gnoco“.
Il lettore viene accompagnato, dalle voci del Sillabario, in un viaggio nel passato per poter gustare momenti magici di un’infanzia passata.

Il gnoco anche per me è la rappresentazione simbolica e archetipa dell’abbondanza, dello sgionfamento, della magnada totale… Quando era giorno da gnochi, la mamma o la nonna partivano di prima mattina… la cucina sgombra, dominata da un ordine preparato con accuratezza, lo stesso ordine che credo regni nella bottega di un artista subito prima dell’inizio di un grande progetto… le mani potenti rimestano la massa, la separano in globi minori, creano una sorta di sistema solare sul bianco della farina.
E poi…. i globi si allungano, diventano dei vermi, dei serpenti stesi immobili. Con colpi di coltello secchi e veloci nascono i gnochi, ma ancora informi e amorfi. Il gesto più affascinante, creativo, artistico, è il colpo dato al gnoco tra pollice e piron (o il rovescio della grattugia, per alcuni). Da un lato la conca, che riceverà, come una culla, l’intingolo di sugo, o di burro, a seconda dei casi, dall’altro le righe, che fermano il grana generosamente grattato, e danno carattere e personalità al gnoco.

Carnevale vecchio e pazzo

Gabriele D’Annunzio nella sua fertilissima produzione letteraria pare annoveri anche una divertente filastrocca: Carnevale vecchio e pazzo

Carnevale vecchio e pazzo
s’è venduto il materasso
per comprare pane e vino
tarallucci e cotechino.
E mangiando a crepapelle
la montagna di frittelle
gli è cresciuto un gran pancione
che somiglia ad un pallone.
Beve e beve e all’improvviso
gli diventa rosso il viso.
Poi gli scoppia anche la pancia
mentre ancora mangia, mangia…
Così muore Carnevale
e gli fanno il funerale.
Dalla polvere era nato
ed in polvere è tornato.

Rubrica a cura di Anna Tentori e Simonetta Cecchini (Associazione Amici della Biblioteca)

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