Il volume compatto della villa richiama una tipologia architettonica del tardo cinquecento, ma la composizione delle facciate nella sua distribuzione dei pieni e dei vuoti riconduce la costruzione ai primi decenni del 1800.
L’edificio è caratterizzato da un corpo semplice, a pianta quadrata, su tre piani, tetto a padiglione, con oratorio prospiciente la strada, adiacenze staccate e parco.
I prospetti sono connotati da una forte simmetria.
Il fronte principale presenta ai piani terra e nobile timpani triangolari sulle porte, aperture architravate con cornice lineare modanata impostate con cadenza regolare lungo quattro assi verticali simmetrici rispetto a quello centrale, decorazioni pittoriche appena visibili che raffigurano ornamenti architettonici.
La facciata posteriore invece, nelle monofore ad arco a tutto sesto delimitate da cornici in pietra, ha caratteri forse originari di un precedente assetto.
L’abbaino sud reca la data 1838, periodo in cui la villa è stata rifatta e ampliata.
Il giardino è composto da due parti di differente natura, che si compenetrano in modo armonico fra loro.
Una, che si apre davanti alla facciata della villa e dall’oratorio costeggia via Roma e il confine occidentale, è caratterizzata da molti alberi d’alto fusto dalle esuberanti chiome, che formano un fitto boschetto. Fra il folto di tassi e carpini si erge un’alta magnolia sempreverde (Magnolia grandiflora); canne e bambù contribuiscono poi ad aggiungere un carattere un po’ selvatico a questo luogo, dove un tempo venivano allevati anche uccelli di valle.
La seconda parte avvolge come una pelle i due tradizionali broli, l’orto e le varie dipendenze che si trovano sul retro della villa, dove si apre una corte pavimentata di trachite euganea. Qui si arrampicano rigogliose le viti di uva da tavola bianca e rossa lungo una pergola aggettante la facciata; sul lato occidentale viene sistemata ogni anno durante la bella stagione la teoria dei vasi di limone. A partire dal XVII secolo difficilmente mancavano i preziosi agrumi nelle ville venete, della cui cura i proprietari si occupavano direttamente.
Nei due broli vengono allevate preziose e antiche varietà di piante da frutto da collezione, come le pere della cultivar ottocentesca francese Passacrana (Pyrus communis Passe Crassane), diversi tipi di peschi, susini, meli e kaki ragno, mentre un muro sostiene le piante di kiwi. Nell’orto cresce infine un bel giuggiolo riparato dal muro di una dipendenza.
Secondo il Gallo furono messe a dimora nel parco le prime due piante di kaki importate all’inizio del XIX dai nobili Dall’Acqua.
Appunti di viaggio di F. S. Fapanni (1810/1894)
letterato, erudito, bibliofilo
Oratorio Dall’Acqua. Questo Oratorio nel 1852 fu in parte rinnovato, alzato in coperto ecc. Palla: S. Maria Maddalena, e S. Antonio Patavino. Vi è annessa una Mansioneria lasciata in testamento al Sig. Antonio Dall’Acqua dalla N.D. Felicita Barziza Crotta, come apparisce dalla Bolla Vescovile ivi in cornice…
Il Casino fu rifatto ed ampliato pochi anni addietro, nel 1839 compiuto. In una delle adiacenze v’è una delle Statue di Sior Antonio Rioba, ch’era su d’una casa del Dall’Acqua in campo dei Mori a Venezia.
Qui e là sul muro sono incassati vari pezzi di antichi bassorilievi. Sulla porta di un’adiacenza v’ha una lapide col nome ed epoca, da copiarsi…
Altro Oratorio dello stesso dall’Acqua è a Borbiago.
Casino Dall’Acqua con Oratorio rifatto. Dipinto da Potenza. Nella sala di mezzo v’è scritto 1839. V’è la statua de Sior Ant. Rioba. Giardini malamente detti inglesi, ma veramente italiani. V. Tasso, Gerusalemme, Canto XVI Ott. 9 e seg.ti. Cita a proposito l’opinione di vari autori su ciò, fra quali esamina Pindemonte. Conviene leggere le memorie sup. di mio Padre su questo argomento.
Per informazioni storiche e artistiche su questa villa consulta l’ “Album fotografico di Spinea“.
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Nell’ autunno 2021 sono stare realizzate delle visite guidate del parco a cura dell’Arch. Paesaggista Gabriella Bondi, mettiamo, qui di seguito, le fotografie di quella giornata