Il complesso è di notevoli dimensioni: il corpo padronale è affiancato da due brevi ali laterali ad un piano, ad ovest barchessa e oratorio, ad est una stalla e un fienile riconvertiti dopo il primo conflitto mondiale ad abitazioni per i mezzadri.
Il corpo padronale, su tre livelli, ha pianta rettangolare, planimetria tripartita con salone centrale passante e stanze laterali, secondo la tradizione architettonica veneta.
La facciata principale a sud presenta una serliana al piano nobile su un portale archivoltato a piano terra, affiancato da due aperture rettangolari. Ai tre piani troviamo aperture architravatre. Il fronte, concluso da un semplice cornicione modanato, un tempo era ricchissimo di affreschi che riproducevano mensole, modanature, marmi.
La barchessa ad ovest presenta quattro archi a tutto sesto su pilastri rettangolari, inquadrati da due alti pilastri dorici che sorreggono un architrave a dentelli.
L’oratorio presenta facciata a sud, con due lesene che reggono un timpano con piccolo oculo, portale architravato con sovrapposto piccolo frontone triangolare.
La recinzione è realizzata con una semplice ringhiera in ferro su un basso muretto; l’ingresso presenta due pilastri a base quadrata sormontati da vasi acroteriali.
Ad ovest della villa trova posto l’edificio che ospitava la filanda; lungo il confine nord scorreva il rio Cimetto, oggi interrato in quel tratto, del quale sfruttava l’acqua per le fasi di lavorazione dei bozzoli. I due corpi gemelli a tre piani, uno ancora presente, fronte strada, ospitavano le operazioni di bollitura, scapinatura e trattura dei bozzoli. Le matasse prodotte venivano portate in locali in P.zza Marconi adibiti a sale della seta per l’eliminazione dei difetti, il riconfezionamento e l’immagazzinaggio.
Appunti di viaggio di F. S. Fapanni (1810/1894)
letterato, erudito, bibliofilo
Oratorio Vaerini; ora (1841) col Casino affittato alla sig. Pugnalin. Ora, 1868, restaurato. Il Vaerini è proprietario del caffè Quadri a Venezia. In un’istessa strada nel 18 settembre 1841, da vedersi meglio
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